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Harari, Gli inarrestabili per i bimbi che sono il futuro

Scrittore a Fiera Ragazzi con nuova serie in libreria da ottobre

Harari, Gli inarrestabili per i bimbi che sono il futuro

Redazione Ansa

BOLOGNA - Con il suo stile inconfondibile, semplicità e umorismo, per la prima volta lo scrittore israeliano Yuval Noah Harari guarda ai giovani lettori e arrivano 'Gli inarrestabili'. La nuova serie per ragazzi, in quattro volumi illustrati a colori da Ricard Zaplana Ruiz, annunciata in anteprima il 23 marzo alla Children's Book Fair a Bologna, è una storia epica degli esseri umani, i più creativi e insieme i più distruttivi del pianeta. "Se si pensa alla tragedia dell'Ucraina di fatto c'è una sola persona che sta infliggendo le sue fantasie su milioni di persone. Nella sua immaginazione forse la seconda guerra mondiale sta ancora continuando e lui ha il potere di trasformare le sue personali fantasie in una tragedia per milioni di persone" dice Harari, autore del bestseller internazionale e del graphic novel Sapiens (Bompiani) e di '21 lezioni per il XXI secolo', in uno degli incontri più attesi e affollati della Fiera che chiude il 24 marzo l'edizione del ritorno in presenza.

Ogni volume de 'Gli inarrestabili' indagherà una diversa parte della storia della nostra specie, dalla rivoluzione cognitiva all'hackeraggio degli esseri umani in un futuro non troppo lontano. Il primo 'Come ci siamo presi il mondo' sarà in libreria a ottobre 2022 per Bompiani. E rispondendo a una domanda su "cosa pensi di tutti i bambini ucraini che stanno diventando profughi in questi giorni", lo scrittore spiega: "Tutto questo è molto doloroso e mostra l'immensa presa che la storia ha sul presente perché che sia in Ucraina, in Afghanistan o in qualunque altro posto, siamo prigionieri di storie inventate da persone morte del passato. Se ci si chiede perché alle ragazze è impedito andare a scuola, non è per una qualche legge naturale, ma per storie inventate centinaia, magari migliaia di anni fa e che ancora oggi dominano la nostra vita" sottolinea.

"Per me imparare la storia non è conoscere il passato, ma esserne liberati: non possiamo cambiare il passato, ma possiamo liberacene per creare un futuro migliore. E' difficile, ma come storico questo è il mio lavoro principale ed è stato importante per me scrivere per i bambini perché se qualcuno cambierà il mondo davvero, saranno loro" spiega lo scrittore. "Con i miei nipoti più che parlare, ascolto e più che insegnare faccio le domande. E' importante mantenere la curiosità. Da dove vengono i pregiudizi, l'odio, il razzismo? Per quanto tempo dobbiamo continuare a portare questo sacco pieno di cose del passato e passarlo alle nuove generazioni? Non possiamo passare l'odio e altre cose da una generazione all'altra. Una cosa affascinante per me di questa nuova serie era spiegare come tutti gli esseri umani siano fatti nello stesso modo. E' importante porsi le domande fondamentali che ci facciamo da piccoli per tutta la vita e capire cosa ci lega l'uno all'altro" spiega lo scrittore che in 'Come ci siamo presi il mondo' invita i giovani lettori a scoprire perché il denaro è la favola più riuscita di sempre e cosa il gioco del calcio ci racconta del nostro essere umani.

"Effettivamente la Storia diventa noiosa se la racconti come una cosa del passato, per renderla interessante bisogna cominciare dai problemi che abbiamo adesso, per esempio il bullismo o la dittatura che si collega alle preoccupazioni di oggi". E 'Gli inarrestabili' "è quello che avrei voluto leggere a 10 anni e mi avrebbe risparmiato tanti problemi e idee sbagliate. Lo storytelling è l'essenza del nostro essere umani e non dobbiamo essere ossessionati dalla forma. In tutta la storia la forma che assume la narrazione cambia, ma la potenza delle grandi storie rimane. La responsabilità degli adulti è di continuare a raccontare storie, ma spesso abdicano. I giovani non hanno bisogno di informazioni ulteriori, ma di strumenti per dargli un senso e le storie sono uno dei più importanti".

Harari spiega anche che "la storia può essere pericolosissima. Quello che incute paura alle dittature è il cambiamento. Il pensiero è che se gli ucraini riusciranno a darsi la democrazia, anche i russi potranno farlo. La dittatura lavora anche sulla mancanza di fiducia e così gli oppositori non riescono a mettersi in gruppo perché sono isolati e non si fidano gli uni degli altri" spiega Harari che ne 'Gli inarrestabili' ci mette proprio davanti alle nostre domande cruciali: 'Come siamo arrivati qui?". 

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