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>>>ANSA/ Tutta la poesia in un volume, Dimmi un verso anima mia

antologia-utopia di Crocetti e Brullo, aprite a caso

Redazione Ansa

(di Elisabetta Stefanelli) (ANSA) - ROMA, 13 NOV - 'DIMMI UN VERSO ANIMA MIA. Antologia della poesia universale' a cura di Nicola Crocetti e Davide Brullo. (Crocetti editore, pag. 1260, euro 50,00).
    ''Quante poesie saranno state scritte nella storia umana? Un numero incommensurabile, il cui unico paragone possibile è forse il numero di stelle della nostra galassia. Ma come le stelle visibili ad occhio nudo non sono che l'infima parte dell'universo sconfinato, così le poesie che a ciascuno di noi è dato conoscere nel tempo della sua vita sono una manciata di sabbia sugli arenili sconfinati del nostro pianeta''. Ora questa manciata di sabbia diventa un castello, ovvero un meraviglioso volume curato da Nicola Crocetti e Davide Brullo, 'Antologia della poesia universale', che riassume l'utopia (poetica) già nel titolo: ''Dimmi un verso anima mia''. Quel verso che cerchi qui ci sarà, qualunque anima tu abbia o abbia mai avuto, viene da rispondere, sfogliando le oltre mille e duecento pagine che rappresentano in qualche modo un antidoto e una medicina per il desiderio inesauribile di poesia che alimenta fogli dispersi nel vento di editori senza pubblico o del buco nero del web. Nella sua introduzione Crocetti spiega ancora che ''Pur nata da una forte passione e da una lunga, per così dire, militanza sul campo, non sarà certo questa antologia - una tra mille - a cambiare di un ette la degradata situazione della poesia in Italia. Dimmi un verso anima mia vuol essere solo un'attestazione, ma anche un'istanza alle istituzioni e ai numerosi potenziali distratti mecenati di questo Paese perché si destino dal loro torpore e rinverdiscano i fasti di una tradizione che fu gloriosa ma è disusata, e che rese l'Italia modello di cultura e di poesia nel mondo''. Spiega da parte sua Brullo: ''Il metodo che ha animato questa antologia è rabdomantico, avventuriero; ovvero: predazione del meraviglioso.
    L'unica norma critica, in questo caso, in ogni caso, è il capriccio''.
    Si parte dal caos primordiale della letteratura indiana antica, alla Mesopotamia con La Saga di Gilgameš, esplorando l'origine (''Colui che] vide le profondità, (persino) le fondamenta della terra; [colui che] apprese [ogni cosa], rendendosi esperto] di tutto) per arrivare fino ad oggi, al Terzo millennio ad una poesia del 2000 di Vera Linder, ma avendo prima attraversato Gli antichi, Il Medioevo, I contemporanei, Il Novecento. Prezioso l'elenco dei nomi, come quello delle opere citate, che chiudono un volume in cui è del tutto inutile e infruttuoso fare il gioco di chi c'è e chi non c'è. Spiega Bay Yuchan, poeta cinese vissuto tra il XII e il XIII secolo che ''I sentimenti del poeta/ sono come fili fluttuanti/ che uno dopo l'altro/ vanno a formare una ragnatela''. E questo intreccio di fili lucenti unisce i versi scelti in queste pagine, che sono un viaggio che non vuole avere una meta e attraversa giardini e deserti, notti stellate e deserti, gole profonde e mari, tra testi classici, tradizione e innovazione, insomma umanità dove l'unica bussola è l'intelligenza dei sentimenti. Allora meglio seguire il consiglio di Brullo: ''Va aperto a caso, questo libro - per instradarsi nel sentiero di un verso, per orientarsi al ritmo del poema''.
    Ma il senso del volume è anche profondamente politico, come solo la poesia sa essere. ''Credo che chiunque abbia scritto o scriva versi - scrive ancora Nicola Crocetti nell'introduzione - lo sappia molto bene: dall'indifferenza del mondo per questa forma d'arte. Dall'ignoranza dilagante e dalla miseria culturale della stragrande maggioranza degli uomini politici e di potere.
    Dall'impotenza dei critici letterari, anche di quelli seri e preparati, sovrastati come sono dalla mole immensa delle pubblicazioni, e scoraggiati da giornali e riviste che concedono loro spazi ridottissimi. Dalla corruzione sistemica e dallo sfacciato accumulo di ricchezze ai danni dei meno abbienti, dal disinteresse di molti nei confronti del prossimo. Da un mondo che con criminale incoscienza corre verso la catastrofe. A che pro, allora, occuparsi o preoccuparsi della poesia? Forse perché se in così tanti la scrivono è necessaria. E forse l'unico modo per difenderla è quello di farla arrivare al maggior numero possibile di persone, cercando di ribadirne l'importanza e la bellezza''. (ANSA).
   

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