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Pérez-Reverte, la guerra vista da vicino non ha buoni né cattivi

Autore a Udine, 'non sono ottimista sul futuro ma non lo vedrò'

Redazione Ansa

"Normalmente la guerra si rappresenta in termini di buoni e cattivi, a seconda della parte in cui si sta, ma guardandola da vicino le differenze scompaiono, restano solo le povere persone che si combattono l'una contro l'altra, e dunque tra un soldato ventenne russo e un soldato ventenne ucraino che muoiono al fronte non c'è alcuna differenza". Lo ha detto Arturo Pérez-Reverte, l'autore spagnolo ospite della rassegna letteraria Dedica in corso a Pordenone fino a sabato 23 marzo, parlando del suo ultimo libro tradotto in Italia, "Linea di fuoco" (Rizzoli), ambientato durante la guerra civile spagnola, che sarà presentato in anteprima nazionale stasera dallo stesso scrittore a Pordenone.
    Pérez-Reverte è intervenuto a un incontro pubblico all'università di Udine organizzato e condotto in collaborazione con Dedica da Renata Londero, docente ordinaria di Letteratura spagnola, e Federica Rocco, docente associata di lingue e letterature ispano-americane nell'ateneo friulano.
    "Quando si guarda la guerra da lontano è facile cadere nelle semplificazioni - ha detto l'autore spagnolo, per oltre 20 anni reporter di guerra - ma il mio romanzo sulla guerra di Spagna si allontana invece dalle grandi idee che sono state già ampiamente elaborate, per avvicinarsi a esseri umani che combattono contro altri esseri umani, dove l'ideologia conta meno della sopravvivenza e dove le differenze tra buoni e cattivi non ci sono più".
    A margine dell'incontro l'autore ha spiegato che "non c'è stato mai tanto pericolo per la democrazia nel mondo come negli ultimi vent'anni, perché il fallimento della politica tradizionale in America, come in Europa, sta portando a un riemergere di totalitarismi e populismi: gli elettori disincantati da politici corrotti e incapaci cercano riferimenti ed è facile che da ciò escano i nuovi Mussolini, Hitler e Stalin". Secondo Pérez-Reverte, "è tornata di nuovo questa minaccia, facilitata dalla stupidità e dalla mancanza di cultura delle persone, perché la cultura è l'unica difesa contro questa emergenza. E la cultura, in Europa come in America, viene al momento smantellata - ha aggiunto - quindi siamo sempre più indifesi. Non sono ottimista riguardo al futuro - ha concluso - ma ho una fortuna: non sarò qui per vederlo". (ANSA).
   

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