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La ribelle di Gaza, il memoir di Asmaa Alghoul e Selim Nassib

Per E/O la voce di una giovane donna e giornalista palestinese

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 04 MAR - ASMAA ALGHOUL&SÉLIM NASSIB, LA RIBELLE DI GAZA (EDIZIONI E/O, PP 208, EURO 16,50). Asmaa Alghoul, nata nel 1982 nel campo profughi di Rafah, nel Sud della striscia di Gaza, si racconta nel memoir 'La ribelle di Gaza', scritto con il giornalista e scrittore Selim Nassib, nato e cresciuto a Beirut in una famiglia ebraica di origine siriana, pubblicato da Edizioni E/O nella traduzione di Alberto Bracci Testasecca.
    È la storia di una ragazza cresciuta in una grande casa, costruita dai nonni, rifugiati della prima ondata di palestinesi scacciati dalla propria terra, e di una grande famiglia divisa fra militanti di Hamas e Musulmani praticanti progressisti. Il padre di Asmaa è una persona colta e di mente aperta, uno degli zii milita invece nel movimento islamista di Hamas e non apprezza la ragazza spigliata, intelligente e ribelle che è Asmaa. Diversa, di idee liberali, musulmana credente, giornalista intraprendente che va sul campo a documentare la quotidianità devastata della gente innocente, voce fuori dal coro che si attira le minacce di tutti, Asmaa, che ora vive nel Sud della Francia, per la sua attività giornalistica da Gaza nel 2010, ha ricevuto una borsa Hellman/Hammett da Human Rights Watch e nel 2012 le è stato conferito il Courage in Journalism Award dalla International Women's Media Foundation.
    "Gaza è sempre stata ribelle. Io sono sua figlia, io sono come lei" dice la giornalista palestinese. Le sue parole ci portano nella vita di Gaza, un attimo prima dell'attacco terroristico di Hamas a Israele del 7 ottobre.
    Il memoir in cui racconta cosa è stato vivere nella Striscia, chi sono gli abitanti di Gaza, quante idee e religioni si incrociano in uno spazio così piccolo, è un affresco di cosa è stata Gaza fino a oggi. Una vita scandita da due costanti: da una parte la rivalità insanabile tra i due gruppi politici dominanti nel paese, gli islamisti di Hamas e l'autorità palestinese, Al Fatah. È come se alla popolazione fosse dato di scegliere solo tra fanatici religiosi e militari feroci.
    Una testimonianza che anche in vista della Giornata Internazionale della Donna dell'8 marzo da voce a cosa significhi essere palestinese e donna, patriota e femminista.
    (ANSA).
   

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