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In nuovo libro decenni di lettere di John le Carré

Lati inediti dello scrittore di 'Tutti gli uomini di Smiley'

Redazione Ansa

NEW YORK - Dalla prima lettera spedita quattordicenne al preside della boarding school nel Dorset che stava per frequentare all'ultimo biglietto alla moglie Jane, quando stavano entrambi morendo, lui di polmonite e lei di cancro, in reparti separati del Royal Cornwell Hospital di Truro a causa del lockdown da Covid. "Sei l'unica donna: ma non ci siamo salutati come si deve", si legge nel messaggio di John le Carré (vero nome David Cornwell) che chiude la corrispondenza di "A Private Spy", un'antologia di lettere curata dal figlio Tim dal 6 dicembre in libreria. Per un tragico capriccio del destino Tim Cornwell non e' arrivato a vedere il frutto della sua fatica: e' morto in maggio di trombosi quando stava mettendo gli ultimi ritocchi al libro.

Alcune lettere vengono dall'archivio dello scrittore nella sua casa della Cornovaglia, altre da biblioteche, agenti, amici, editori e parenti. Il penultimo messaggio, sempre dall'ospedale, e' all'agente letterario Jonny Geller: "Nel caso che non riusciamo a sentirci, grazie di tutto". Esce dai carteggi un le Carré inedito. Insicuro a tratti, profondamente segnato da un'infanzia difficile. Alcune lettere sono per la matrigna Jeannie il cui affetto senza riserve controbilancio' l'impatto negativo del padre Ronnie, il modello del mostruoso Rick Pym di "A Perfect Spy". C'e' solo una lettera al padre scritta dopo che lui lo aveva attaccato per aver parlato in pubblico dei problemi di famiglia: "Per me e' difficile rispondere ai giornalisti che chiedono di te. Ogni giornale ha nei suoi archivi abbastanza ritagli che ti riguardano per creare un ritratto ben più imbarazzante di quanto abbia fatto io". Molte lettere sono dirette a colleghi scrittori come Philip Roth, John Cheever, Ian McEwan e Tom Stoppard, quest'ultimo conosciuto nel 1989 quando lavorava alla sceneggiatura di 'Russia House' e ne segui' una amicizia. Le Carré scrive anche a Graham Greene, pieno di elogi, per poi impallinarlo dietro le spalle: "Non ho mai conosciuto nessuno che curava di più la sua immagine", scrive a un amico, aggiungendo che anche un altro scrittore, Anthony Powell, "lo disprezzava". Calorosa e' invece la corrispondenza con gli attori che hanno impersonato i suoi personaggi da Alec Guinness a Gary Oldman, i vari Smiley delle versioni hollywoodiane dei romanzi.

Gli anni in cui ha fatto la spia non sono mai troppo lontani: nel 2019 John/David scrive all'altro romanziere (e diplomatico e militare) Alan Judd che gli manca l'Ufficio, anzi gli Uffici (l'MI5 e l'MI6): "In un certo senso sono l'unico posto, a parte i romanzi". Si scopre poi che prima di morire le Carré stava scrivendo "The George Smiley Years," che include una scena in cui - scrive lui a Stoppard - Smiley decide di esser pronto a incontrare la sua nemesi, Karla, "che si e' sistemato sotto falso nome con una figlia malata di mente in un villaggio non lontano dai tuoi". L'unico aspetto che resta fuori sono le croniche infedeltà, un comportamento che le Carré giustificava con l'instabilità della sua infanzia. "Conservava tutto, ma non le lettere alle amanti", scrive Tim Cornwell nell'introduzione. Quanto a Jane aveva deciso fin dall'inizio che avrebbe difeso il matrimonio fino all'ultimo. Nick Cornwall, il figlio minore che scrive romanzi col nome di Nick Harkaway, ha detto che quando la madre era in punto di morte sua moglie le chiese perche': Jane rispose che non se ne era mai andata, ma "prima o poi, tutte le altre lo hanno fatto". 
   

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