Libri

David Grossman, l'amicizia con Yehoshua è stata un dono

Al Biografilm Festival il documentario di Adi Ardel

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 19 GIU - "Un grande scrittore e un grande amico. Un uomo di cuore che ha vissuto con grande emozione e passione, emanava un calore umano straordinario. Un personaggio assolutamente significativo per tutti i libri che ha scritto e che hanno avuto come tema la vita della società israeliana e le paure degli israeliani". Così David Grossman ha ricordato il suo amico Abraham Yehoshua recentemente scomparso, nel corso del Biografilm Festival ieri sera a Bologna. Durante la serata in collaborazione con la Repubblica delle Idee, dal palco di Piazza Maggiore, lo scrittore è stato intervistato da Maurizio Molinari, prima della proiezione del documentario 'Grossman' di Adi Ardel.
    "Io ho avuto la grande fortuna di averlo come maestro e come mentore e il privilegio di essere considerato un amico - ha detto ancora -. Ho avuto la fortuna di sentirlo al telefono la sera prima che morisse. Lui sapeva che aveva poche ore da vivere eppure ha trovato l'energia di chiedermi come stavo, come stesse la mia famiglia e come stessero i miei figli. Mi ha chiesto una riflessione sulla nostra amicizia che è durata 40 anni. Di quest'amicizia ricordava dei dettagli piccolissimi, ha avuto l'energia e la forza di intraprendere quella sera una conversazione piuttosto impegnativa, alla fine mi ha detto che la nostra amicizia per lui è stata un dono e su questa frase ci siamo lasciati. Il giorno dopo lui è morto".
    Della vita e della morte parla anche il documentario di Adi Ardel, evento speciale in anteprima italiana a Biografilm Festival e su IWonderfull dal 21 giugno. "Ho imparato qualcosa da quando Uri è stato ucciso, che porto nella mia scrittura", dice David Grossman nel documentario che prova a raccontare l'uomo oltre lo scrittore, segnato inevitabilmente dalla morte del figlio ventenne secondogenito Uri, ucciso nel 2006 durante la guerra del Libano. "Non sono religioso, non credo in Dio. Non credo nella vita dopo la morte, non credo nel paradiso e nell'inferno. Credo solo in ciò che sta succedendo adesso - spiega Grossman nel documentario - Ma c'è un modo, un solo modo in cui possiamo forse avere una labile percezione di ciò che sta accadendo là, oltre il muro ermetico della morte. Forse possiamo sentire cosa significa non esistere e allo stesso tempo percepire la pienezza della vita. E c'è una sola cosa che può darci il non essere assoluto e l'essere assoluto, ed è l'arte. È quello che cerco quando scrivo, i momenti in cui sento di toccarli entrambi". (ANSA).
   

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