Libri

'Rapito' di Marco Bellocchio, dal film al libro

Arriva in libreria il volume curato da Paolo Mereghetti

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 20 MAG - Cresciuto in una famiglia di stretta osservanza cattolica, "educato dai barnabiti ma dichiaratamente ateo (basta scorrere i suoi film, fin dai Pugni in tasca e Nel nome del padre, per capire il suo rapporto con la religione cattolica e le sue pratiche), Marco Bellocchio ha visto in questa storia la possibilità di affrontare i nodi la Famiglia, la Chiesa, il Potere che da sempre sono al centro del suo cinema". Lo scrive il critico Paolo Mereghetti, curatore del libro 'Rapito - Un film di Marco Bellocchio (Collana Cinematografica Contemporanei - Edizioni Cineteca di Bologna), in arrivo il 26 maggio in libreria, tre giorni dopo il debutto mondiale del lungometraggio in gara a Cannes e un giorno dopo l'uscita nelle sale italiane con 01 Distribution.
    Il volume che ha i disegni di Marco Bellocchio, le fotografie di Anna Camerlingo, i bozzetti delle scenografie di Andrea Castorina e un'introduzione di Gian Luca Farinelli porta tra le pieghe del film attraverso le testimonianze del cineasta piacentino e dei due produttori, Beppe Caschetto e Simone Gattoni; i saggi degli storici Alberto Melloni e Marina Caffiero e la ricostruzione della sceneggiatura. Prodotto da Ibc Movie e Kavac Film con Rai Cinema, 'Rapito', liberamente ispirato al libro "Il caso Mortara" di Daniele Scalise (Mondadori), ci riporta al 1858, nel quartiere ebraico di Bologna, dove i soldati di Papa Pio IX (Paolo Pierobon) irrompono nella casa della famiglia Mortara. Sono andati a prendere Edgardo (Enea Sala e Leonardo Maltese), bimbo di sette anni. Secondo le dichiarazioni di una domestica, ritenuto in punto di morte, a sei mesi, il piccolo era stato segretamente battezzato. La legge papale è inappellabile: deve ricevere un'educazione cattolica. I genitori di Edgardo (Barbara Ronchi e Fausto Russo Alesi) fanno di tutto per riavere il figlio e la loro battaglia assume presto una dimensione politica. La storia del rapimento di Edgardo Mortara - spiega Bellocchio - mi interessa profondamente perché mi permette di rappresentare prima di tutto un delitto, in nome di un principio assoluto, e la volontà disperata, e perciò violentissima, di un'autorità ormai agonizzante di resistere al suo crollo, anzi di contrattaccare". (ANSA).
   

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