(ANSA) - ROMA, 18 NOV - C'è una naturale resistenza
nell'apprezzare un 'classico' quando è rivisitato con troppa
libertà. Ci si sente traditi, tanto più se parliamo di una
favola come PINOCCHIO, ma la resistenza iniziale che si ha di
fronte a questa edizione della favola di Collodi, firmata da
Guillermo del Toro e dal genio della stop-motion Mark Gustafson,
si affievolisce poco a poco fino a quando, conquistati dal film,
si è felici e ci si commuove.
Eppure il PINOCCHIO di Del Toro - dal 4 dicembre in cinema
selezionati e dal 9 dicembre su Netflix - sconvolge gran parte
della storia tranne l'impianto iniziatico del libro su cui c'è
già un'ampia letteratura.
Intanto, il burattino è il frutto di un'ubriacatura di Geppetto
che neppure lo rifinisce, è insomma un 'non finito' (come è nel
disegno di Gris Grimly) e anche il frutto del dolore di questo
già anziano falegname che ha perduto Carlo, l'amato figlio di
dieci anni, e spera che un burattino possa alleviare la sua
pena.
E non finiscono qui le novità di questo film da Oscar a tratti
declinato a musical: il Grillo parlante è uno scrittore alle
prese con la sua autobiografia, ma sempre investito della sua
missione educatrice; la storia poi si svolge durante il fascismo
con tanto di Duce che assiste allo spettacolo di burattini del
perfido Conte Volpe (Mangiafuoco).
Lo stesso Lucignolo è figlio del podestà fascista che lo vuole
virile come lui tanto da partecipare, come Pinocchio, alle
esercitazioni dei Balilla per l'imminente guerra. (ANSA).
Ecco il Pinocchio di Del Toro, favola dark che commuove
In sala e poi su Netflix rilettura in stop-motion di Collodi