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Molinari, "cosa ci insegna una vera leadership"

Da Lincoln a Mosè fino a Bin Laden, in rete una serie di podcast

Redazione Ansa

 Trasformare la schiavitù in libertà, il male nel bene, come fece Mosè; includere nel tuo sistema di valori anche il nemico sconfitto, come realizzò Abraham Lincoln; non arrendersi mai al male, anche se l'impresa appare impraticabile, come insegnò Winston Churchill. O sfidare il mondo per difendere i diritti, come dimostrò di fare Eleanor Roosevelt. Se nei tornanti della storia i fatti hanno preso un certo corso è grazie al ruolo delle leadership, qualità di cui si vede sempre meno l'esercizio: "La carenza di leadership è un problema che ha a che fare con questo nuovo mondo ed è drammatico che solo i paesi autoritari, come la Cina, la Russia o l'Iran, siano quelli che possono mostrare dei leader riconosciuti mentre, sullo sfondo, vediamo le democrazie in grande difficoltà" dice il direttore de la Repubblica, Maurizio Molinari che da oggi lancia in rete il suo nuovo podcast "Lezioni di leadership - Insegnamenti ed errori di grandi protagonisti nella nostra storia". Prodotto da, e disponibile su, OnePodcast e su tutte le principali piattaforme, "Lezioni di leadership" ripercorre le imprese e le azioni positive e negative di cinque celebri figure del passato per trarre ispirazione dai loro insegnamenti e dagli errori.
    Lezioni in positivo e in negativo, sottolinea dunque il direttore de la Repubblica, perché tra i 5 personaggi scelti c'è anche Osama Bin Laden. Il suo esempio, spiega, è "speculare a quello di Churchill" ma "il fatto che queste due figure coesistano" in un arco storico tutto sommato recente "ci deve far riflettere: la leadership è esercizio del potere, esiste quando tu eserciti le tue prerogative. E si colloca tra due momenti: pensi una cosa 'forte' e poi agisci". Anche se può sembrare una follia. Per questo risulta "straordinaria la capacità di leadership esercitata da Bin Laden che non solo pensa ma riesce a fare in modo che altri lo seguano, riuscendo così ad arruolare gli jihadisti". Lo schema è lo stesso di Winston Churchill: "il suo esempio è spettacolare. Il popolo lo segue anche se la sua impresa contro Hitler poteva apparire impossibile da realizzare". E "questo è il pezzo che ci manca oggi nel nostro mondo: l'avere dei leader, dei personaggi politici che abbiano delle idee forti e che le trasformino in fatti concreti". E invece, "qual è la grande idea che un leader di un paese democratico in questo momento afferma? Putin, di contro, una sua idea ce l'ha e l'afferma in modo molto chiaro".
    Non solo. "Churchill che usava la forza della ragione contro il male, è come Israele contro Hamas: loro sono Hitler. Non c'è alcun compromesso possibile. E quando hai davanti a te un'organizzazione terroristica, quando vedi di fronte a te il male, è come quando lui diceva che il male non era la Germania, ma Hitler. Ecco: il male non sono i palestinesi, ma Hamas". Ma non c'è solo la determinazione a qualificare le virtù di una leadership. "Mosè trasforma un popolo schiavo in un popolo libero e lo fa anche contro la iniziale volontà del suo popolo.
    Anche lui porta a termine un'impresa apparentemente impossibile, e se trasforma la schiavitù in libertà, se trasforma il male in bene, lo fa anche grazie alla conoscenza". E questo "dovrebbe esserci di insegnamento, ad esempio, per liberarci dalla schiavitù delle fake news". Poi c'è l'esempio di Abraham Lincoln, il presidente che ha abolito la schiavitù e vinto la guerra di secessione americana: "quando sei forte ed hai vinto serve la riconciliazione con lo sconfitto, non l'umiliazione. Serve la capacità di includere il nemico battuto nel tuo sistema di valori. E non può essere questo un esempio da seguire, nella formazione di un nuovo governo?". Ed ancora, c'è Eleanor Roosevelt che ha dedicato la sua intera vita a far approvare dalle Nazioni Unite la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, affinché le atrocità della Seconda guerra mondiale non si ripetessero: "ci ha insegnato l'importanza dei diritti umani nella costruzione di una casa comune dopo una guerra. Aveva capito quanto fossero importanti quei valori comuni che vanno oltre i confini delle Nazioni". Ed oggi? Quali spazi ci sono nella nostra società per vedere all'azione nuovi leader? "Le operazioni a tavolino funzionano poco. La leadership è spesso figlia di crisi drammatiche e l'Occidente viene da 70 anni di opulenza e di pace. L'unico vero leader in questo momento è un signore che si chiama Joe Biden.
    Che, appunto, ha 80 anni". Oppure? "Un uomo come Steve Jobs" E Volodymyr Zelensky? "Quando faremo un prossimo ciclo di podcast - preannuncia Molinari - lui ci sarà". (ANSA).
   

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