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Lia Levi 90 anni, che emozione ritrovare il mio primo libro

L'autrice, 'Dal pianto al sorriso' è documento storico

Redazione Ansa

Scritte a mano tra i 12 e i 13 anni, con un cordoncino di cotone viola per tenerle legate, le pagine finora inedite del primo libro di Lia Levi sono state ritrovate per caso dalla scrittrice il 25 aprile 2021, nascoste tra le pieghe di un diario della madre, sepolto in un cassetto. Una scoperta che ha lasciato l'autrice senza fiato. "Questo ritrovamento è stata un'emozione doppia e anche di più. Non lo cercavo questo libro, pensavo di non averlo più. Mi ricordavo solo l'episodio di quando ero ragazzina, per fare un regalo ai miei genitori avevo scritto un libretto con tutti i capitoli.
    Loro mi avevano ringraziato, ma non si erano soffermati sul contenuto. I genitori di una volta non erano espansivi e pensavo lo avessero buttato, non con disprezzo, ma lasciato perdere, come succede. L'ho trovato il 25 aprile perché cercavo dei fogli per partecipare a una tavola rotonda sulla Liberazione. Era nel risvolto di copertina del diario di mia madre sul periodo in cui eravamo nascosti. Ho fatto un salto: tutto scritto a mano con una bella calligrafia e la cosa strana è ho messo la data finito di scrivere il 26 -12-'44 e di copiare il 16-2-'45" dice all'ANSA Lia Levi che il 9 novembre 2021 compie 90 anni e da bambina ha vissuto l'esperienza delle persecuzioni contro gli ebrei, prima con le Leggi razziali fasciste, poi con l'occupazione dei tedeschi in Italia e si è salvata, insieme alle sorelle, trovando rifugio in un collegio di suore.
    Proprio per il novantesimo compleanno della scrittrice, che è nata a Pisa il 9 novembre 1931 e vive a Roma, questa storia in venticinque fogli di carta ingiallita arriva in libreria per Piemme-Il Battello a Vapore. Il titolo è quello originale 'Dal pianto al sorriso', con la riproduzione anastatica del manoscritto, un dialogo immaginario tra la scrittrice di oggi e quella di ieri e con le delicate illustrazioni di Carla Manea.
    In quei foglietti ritrovati, ambientati all'indomani della Liberazione di Roma dall'occupazione nazista, con protagonista una famiglia ebrea che non è quella della scrittrice, c'era anche un titolo: 'Dal pianto al sorriso', e sotto ancora: 'Breve storia di nove mesi di dominazione tedesca'. "L'altra sorpresa è che credevo di aver scritto un ricordo di quello che avevamo passato e invece il romanzo era tutto diverso, con personaggi inventati, storie diverse, sempre di quel periodo, però tutto di invenzione" spiega la scrittrice che nel 2018 ha vinto il Premio Strega Giovani con 'Questa sera è già domani' (E/O).
    La cosa che colpisce è proprio che quell'opera perduta di una dodicenne che leggeva tantissimi libri non è autobiografica, non anticipa come ci si aspetterebbe il primo libro scritto dalla Levi adulta, 'Una bambina e basta'. I personaggi sono inventati: ci sono una mamma e un papà, c'è Marcella, la giudiziosa figlia maggiore e il fratellino Bobi, che è tutto il suo contrario.
    Nell'intervista immaginaria "non riesco a usare 'io', dico 'lei' ha scritto. Del contenuto non mi ricordavo niente. Ho raccontato non la nostra, ma un'altra storia perché ero molto affascinata dalla letteratura, leggevo tanto. Avevo scritto una lettera a me stessa, in cui dicevo che da grande volevo fare la scrittrice" racconta. E adesso a 90 anni posso dire: "Beh. Ce l'ho fatta! Sia a sopravvivere allora, sia a scrivere come volevo" afferma.
    Il 9 novembre Lia Levi sarà festeggiata "al Teatro Ghione di Roma dove ci saranno 400 studenti di scuole di diverse città. Mi festeggeranno e mi daranno questo libretto. Ma non so di più, perché sarà una sorpresa. Poi domenica farò una festa con gli amici. Dai ragazzi delle scuole sono sempre arrivate cose belle.
    Sono viziata dal fatto che vado dove mi chiamano e i ragazzi si preparano, incontro sempre la parte migliore. E questa parte valida credo che trascinerà tutto il resto" racconta. Certo, "questo mondo che sta diventando robotico, mi spaventa molto. E poi la nuova follia di cancellare la letteratura, l'arte, questo politicamente corretto che è il più scorretto dei modi. La memoria calpestata è orribile. Siamo in una deriva paurosa però la lotta non la può fare il singolo, lo sforzo deve essere di tutti, dello Stato, delle leggi, della società" spiega.
    In "Dal pianto al sorriso" la Levi ha tolto qualche virgola qua e là, i personaggi e le descrizioni sono curati, ed è sorprendente la maturità narrativa. "La storia la possono leggere i bambini, ma è uno dei documenti, certo minore, che costruiscono la storia con la S maiuscola e a questo ci tenevo.
    Mi auguro che faccia venire voglia di scrivere anche ai ragazzi" dice la scrittrice che ci ha lavorato durante il lockdown.
    (ANSA).
   

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