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I 90 anni di Forattini, 'il mio un racconto di libertà'

Parla all'ANSA disegnatore che ha fatto la storia con la matita

Redazione Ansa

''La prima vignetta fu quella nel 1974 dopo la vittoria del referendum sul divorzio, disegnai Fanfani come un tappo (era molto basso) che saltava via da una bottiglia con un grande NO sull'etichetta. L'ultima è ancora da disegnare''. Giorgio Forattini, che il 14 marzo taglia il traguardo dei 90 anni, condensa così dalla sua casa di Milano il lavoro tracciato con la sua matita appuntita per raccontare mezzo secolo di storia italiana sferzando senza sconti la classe politica. Il maestro della satira ha messo insieme giorno per giorno un mosaico fatto di 14 mila vignette, che hanno graffiato presidenti della Repubblica, Papi, leader e Capi di Stato stranieri, scandito momenti cruciali della vita pubblica, le grandi tragedie, il terrorismo politico, le stragi di mafia, Mani Pulite Come festeggerà questo compleanno particolare? ''Chiuso in casa! - dice in un'intervista all' ANSA - Come fu anche l'anno scorso. Ma mia moglie Ilaria, che adora i compleanni, so già che riempirà la casa di festoni colorati per rallegrare questa forzata prigionia''. Quali sono state le linee- guida della sua lunga attività? "Il principio della libertà e del divertimento'' risponde l'artista romano, aggiungendo di aver fatto arrabbiare tantissime persone con le sue frecciate.
    ''Molte si limitavano a lamentarsi con il direttore del giornale, altri hanno querelato. Massimo D'Alema, allora Presidente del Consiglio, querelò solo me senza il giornale, chiedendomi tre miliardi di lire per la vignetta sull'affare Mitrokin. Fu la prima volta che un politico chiese un risarcimento così alto e senza il giornale. Un precedente pericolosissimo contro la libertà di satira''. Quell' episodio sancì la rottura del lungo rapporto con La Repubblica ("Eugenio Scalfari l'ha fondata, io l'ho disegnata'', raccontò in una intervista) e il passaggio al quotidiano ''La Stampa'' con un ricchissimo contratto propostogli dall' Avvocato.
    Forattini ha bersagliato le sue "vittime" trasformando gli esponenti politici di primo piano nelle figure di una grande sceneggiata nazionale: Andreotti il multiforme, Craxi come il Duce con gli stivaloni e la camicia nera, D' Alema in divisa militare da Hitler comunista, Berlinguer in poltrona in vestaglia da camera mentre fuori gli operai scioperano, De Mita con la coppola, Veltroni un bruco, Buttiglione un gorilla, Bossi come Alberto da Giussano, Prodi un curato di campagna, e così via. Fanfani pagò, appunto, per la sua bassa statura. La storica prima vignetta fu un tipografo di Paese Sera a suggerirgliela pronosticando l' esito del referendum, commentò ''Stavolta il tappo salta", riferendosi appunto al leader democristiano che aveva guidato la battaglia antidivorzista. ''Ma sono molto affezionato alle vignette su Spadolini, nudo, innocente come un putto'', precisa ora, riferendosi al leader del Partito Repubblicano. Ai colpi bassi contro i politici, ha alternato squarci di malinconia e commozione come la vignetta con la sedia a rotelle in riva al mare dedicata a Leon Klinghoffer, il turista americano disabile ucciso e gettato in mare dal gruppo di palestinesi che aveva sequestrato la nave da crociera Achille Lauro. Ma sapeva toccare molto in profondità: celebre l' immagine della Sicilia nella forma di una testa di un coccodrillo in lacrime, disegnata dopo la morte di Giovanni Falcone. ''La mia più grande soddisfazione è di aver lavorato sempre con coraggio e indipendenza e di non aver mai piegato la testa di fronte agli attacchi che spesso mi hanno creato grossi problemi''.
    Dalla metà degli anni Settanta Giorgio Forattini ha seguito da ''notista politico'' stagioni segnate da tensioni e grandi trasformazioni. ''Le ho raccontate con la massima libertà - sottolinea -. Si potrebbe spiegare con una frase di Andreotti quando gli chiesero perchè non mi avesse mai querelato 'Che posso dire di Forattini? E' lui che mi ha inventato'. Questi erano i personaggi di una volta''. Se gli si chiede di riconoscere qualche errore, di limita a rispondere: ''Nessuno'', anche se in passato in più di qualche circostanza ha ammesso di aver sbagliato con la vignetta sul suicidio di Raul Gardini.
    Eredi in giro nell' arte non facile del disegno satirico? ''Purtroppo non ne vedo, e lo dico con grande tristezza''. Ai giovani intenzionati a seguire questo percorso pieno di insidie cosa sente di dire? ''Di leggere, studiare, studiare, studiare: Non si improvvisa una vignetta, bisogna avere, oltre il tratto, tanta cultura. Ed essere onesti di fronte a se stessi, di non seguire l'onda del conformismo che è la strada più facile, essere coraggiosi e indipendenti''.
    Novant' anni non hanno cambiato di una virgola il suo modo di pensare. ''Per una battuta mi farei impiccare'', è una sua frase-cult. ''La satira non deve porsi alcun limite, neanche di carattere ideologico, deve essere soprattutto un gran divertimento per chi la fa'' il suo credo. Quanto all' indipendenza, possono dire molto i suoi passaggi professionali: il debutto sul mondadoriano Panorama e a Paese Sera, quotidiano glorioso della capitale nel quale entrò come grafico; due anni dopo La Repubblica e L' Espresso; di nuovo a Panorama, poi La Stampa, e ancora Il Giornale di Silvio Berlusconi dal quale uscì dopo le polemiche seguite a una vignetta sul Cavaliere in mutande, infine i giornali del Gruppo Riffeser. E anche se la sua fortuna prese forma soprattutto nelle testate di sinistra, in una intervista di alcuni anni fa ha tenuto a precisare: ''Non sono mai stato di sinistra. E neanche di destra. Sono sempre stato un liberal e un uomo libero. La verità è che detesto l' integralismo. Non sopporto nessun partito''. Forattini è approdato alla grafica a 40 anni, dopo essere stato operaio in una raffineria del nord Italia, rappresentante di commercio a Napoli di prodotti petroliferi, venditore e direttore commerciale di una casa discografrica, rappresentante di elettrodomestici. Le sue vignette hanno riempito 57 libri che hanno venduto più di tre milioni di copie. Non poteva non entrare anche lui nelle sue vignette così da disegnarsi più e più volte con tra ironia e autocompiacimento ma ''come il coro di una tragedia greca, dal di fuori, senza mai essere protagonista''.
   

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