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Dacia Maraini ricorda Ronconi, un creativo straordinario

A 5 anni dalla morte, la scrittrice parla del grande autore

Redazione Ansa

IDA BASSIGNANO, "L'UTOPIA DI LUCA RONCONI" (IANIERI EDIZIONI, pp. 152, euro 15,00)

"Ero andata alle prove di 'Memorie di una cameriera', che avevo scritto su sua richiesta. Quando vidi che lo spettacolo durava due ore e mezza dissi che la gente si sarebbe annoiata, che l'avevo scritto affinché durasse un'ora e non due. Nonostante gli autori non vogliano mai tagliare, io volevo tagliare, perché avevo paura che il pubblico si annoiasse. Lui mi rassicurò e alla fine lo spettacolo fu molto bello e apprezzato". Racconta questo episodio "indimenticabile", in un'intervista all'ANSA, Dacia Maraini, per spiegare il suo rapporto con "l'amico" Luca Ronconi.
    Maraini sarà uno degli ospiti d'eccezione nel corso della presentazione del libro "L'utopia di Luca Ronconi" di Ida Bassignano, sua assistente regista, volume edito dalla casa editrice abruzzese Ianieri. L'appuntamento è per sabato 7 dicembre, alle 18.30, a Roma, nell'ambito della fiera "Più libri più liberi". L'iniziativa è organizzata in vista della ricorrenza dei cinque anni dalla morte di Ronconi, avvenuta nel febbraio 2015.
    Di quell'episodio e di quel successo - lo spettacolo debuttò al Teatro dei Riuniti di Umbertide (Perugia) nel 1997 - Maraini ricorda la genialità di Ronconi: "Aveva inserito grandi spazi tra una parola e l'altra - spiega - degli spazi di ossigeno, con il suo stile, come fosse un suo segreto. Poi ricordo la scena fatta tutta di mobili, da cui uscivano i personaggi. C'erano, inoltre, delle maschere di gomma; era tutto molto surreale, molto espressionista. Sembravano dei volti e non delle maschere e ne veniva fuori un effetto molto bello".
    Secondo Maraini, infatti, Ronconi "aveva una grande capacità creativa. In alcuni momenti era tradizionale, in altri più moderno ed innovativo - osserva - Era un uomo di grande talento e in ogni occasione tirava fuori la sua personalità. Sarebbe riduttivo dargli un'etichetta: sapeva spaziare e aveva una straordinaria capacità di capire il teatro e viverlo".
    "Lavorativamente parlando - aggiunge - il periodo più intenso fu quello di Prato. Mi chiese di fare una ricerca sul linguaggio. Erano gli anni '70 e gli intellettuali si confrontavano con il popolo. Lui dirigeva questo insieme di ricerche e c'era un vero e proprio gruppo di lavoro. Ne venne fuori un'indagine sull'Italia contadina, popolare e industriale dell'epoca".
    Per lei Ronconi, però, era prima di tutto un "grande amico", soprattutto quando "a Roma ci si vedeva e c'era una comunità artistica molto viva e molto vivace. Eravamo molto uniti, organizzavamo cene, andavamo insieme a vedere spettacoli e concerti". Oggi invece il teatro e la cultura "sono cambiati: l'idea del lavoro collettivo, l'idea di teatro immerso nell'ambiente non ci sono più, ognuno va per i fatti suoi, è tutto individualista".
    Uno dei problemi odierni, secondo la scrittrice, saggista e sceneggiatrice, è la tassazione "che stronca le gambe" al teatro e rappresenta una sorta di "censura economica".
    "C'era la libertà di fare teatro professionale senza tassazione. Purtroppo c'è meno fiducia nella creatività dei giovani. Non sono solo i medici e gli ingegneri a fuggire dall'Italia, ma anche i teatranti. Non si investe sui giovani.
    Una volta - conclude - c'era più spazio per la cultura intesa come grande progetto che riguardava l'antropologia".
   

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