(di Marzia Apice)
(ANSA) - ROMA, 11 LUG - VITTORIO SERMONTI, DOV'E' LA VITTORIA
(Garzanti, pp.528, 25 euro). "Il travolgente feuilleton
d'un'epopea": è stato lo stesso Vittorio Sermonti a dare in un
gustoso prologo la più adatta definizione del suo libro "Dov'è
la vittoria?", scritto nel 1982 subito dopo il trionfo della
Nazionale italiana di calcio ai Mondiali di Spagna, e ora
riproposto da Garzanti a 40 anni da quella mitica impresa. Il
libro riunisce tutti gli articoli prodotti dalla stampa sportiva
dell'epoca prima e dopo l'avventura straordinaria degli uomini
di Bearzot, raccontando dapprima la sfiducia dei media e poi
l'esultanza scomposta che ne seguì. Ancora oggi si tratta di
anniversario che il nostro Paese sente molto - e lo dimostrano
anche le tante pubblicazioni uscite per l'occasione, da Piero
Trellini, "La partita. Le immagini di Italia-Brasile"
(Mondadori) a Paolo Castaldi, "11 luglio 1982. Copia
autografata" (Feltrinelli), da Francesco Zagami, "Spagna 1982.
Il Mundial di Bearzot" (Gianluca Iuorio Urbone Publishing) a
Stefano Olivari "Italia 1982. Storia critica del Mondiale più
bello" (Indiscreto) - perché quell'11 luglio del 1982 gli
italiani vissero un momento di pura condivisione, trovandosi
uniti a gioire, da nord a sud, sulla scia di una vittoria che
sembrava poter segnare la rinascita di una nazione ferita dal
terrorismo degli anni di piombo e indignata dallo scandalo del
calcioscommesse. Il trionfo di un Paese compattato dietro il
Tricolore fu una sorta di liberazione, simboleggiata anche
dall'indimenticabile esultanza del presidente Pertini sugli
spalti del Santiago Bernabeu. Ecco perché "Dov'è la vittoria?"
va molto oltre il racconto dell'evento sportivo: l'intuizione di
Sermonti - che nel volume propone la "cronaca delle cronache"
dal 1 giugno al 12 luglio 1982, un lavoro imponente con oltre
7800 schede tematiche e la collazione di dati e date - è stata
proprio quella di svelare con ironia e acume critico un ritratto
forse dai contorni mossi ma efficacissimo dell'Italia e degli
italiani. Il passaggio repentino dalla sfiducia all'esaltazione,
dai sospetti e i giudizi sferzanti a un'acritica glorificazione
da parte dei media e del pubblico offre uno spaccato di chi
eravamo, anticipando forse un po' chi siamo diventati. La
partita Italia-Brasile e poi la finale con la Germania
decretarono la fine più gloriosa di quello che fu un autentico
"viaggio dall'inferno al paradiso", come scrive Dino Zoff -
portiere e capitano di quella Nazionale - in una nuova,
appassionata prefazione al libro, ricordando con nostalgia e
orgoglio le parole sagge di Bearzot ai suoi ragazzi: "Noi siamo
italiani, capaci di eccellere in tanti campi: nelle professioni,
nel lavoro, nell'arte. Ci ha sempre fatto difetto però
l'organizzazione generale. E quindi perché dobbiamo sempre
pensare di giocare come gli olandesi, o come i tedeschi?
Cerchiamo di tirare fuori il nostro estro, la nostra fantasia,
il nostro modo di essere italiani". (ANSA).
ANSA/ Libro del giorno: Vittorio Sermonti, Dov'è la vittoria
Dai giornali racconto dei Mondiali '82 e dell'Italia dell'epoca