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Da Atwood a Rushdie, 1000 scrittori con l'Ucraina

La russa Ulickaya, 'governati dalla follia di un uomo'

Margaret Atwood

Redazione Ansa

Margaret Atwood con la bandiera giallo azzurra tra le mani e berretto anti freddo in testa è scesa in piazza battagliera a Dundas Street West nella marcia di Toronto. L'autrice canadese del Racconto dell'Ancella, 82 anni, non ci ha pensato due volte, ma non è la sola: più di 1.000 scrittori si sono espressi chiedendo la fine dell'invasione dell'Ucraina. Atwood, l'inglese Salman Rushdie, i Nobel turco Orhan Pamuk e la bielorussa Svetlana Alexievitch, Paul Auster, Jonathan Franzen, Colm Toibin, la polacca Olga Tokarczuk, e anche la giornalista filippina Maria Ressa, vincitrice del Premio Nobel per la pace, hanno espresso la loro solidarietà all'Ucraina, a scrittori, giornalisti, artisti e al popolo ucraino, condannando l'invasione russa e chiedendo la fine immediata dello spargimento di sangue n una lettera aperta pubblicata anche in russo, ucraino e arabo domenica sera dall'associazione mondiale degli scrittori PEN International. "Noi, scrittori di tutto il mondo, siamo sconvolti dalla violenza scatenata dalle forze russe contro l'Ucraina e chiediamo con urgenza la fine dello spargimento di sangue. Siamo uniti nella condanna di una guerra insensata, condotta dal rifiuto del presidente Putin di accettare i diritti del popolo ucraino di discutere la loro futura fedeltà e storia senza l'interferenza di Mosca". E concludono: "Siamo uniti per sostenere scrittori, giornalisti, artisti e tutto il popolo ucraino, che sta vivendo i suoi momenti più bui". "Tutti gli individui hanno diritto alla pace, alla libera espressione e alla libera riunione. La guerra di Putin è un attacco alla democrazia e alla libertà non solo in Ucraina, ma in tutto il mondo. Restiamo uniti nel chiedere la pace e la fine della propaganda che alimenta la violenza. Non ci può essere un'Europa libera e sicura senza un'Ucraina libera e indipendente. La pace deve prevalere", si legge.
    Tra i firmatari, anche correndo dei rischi concreti, la scrittrice russa Ljudmila Ulickaya . Quest'ultima, autrice di Una storia russa (Bompiani) il 25 febbraio su Le Nouvel Observateur ha scritto un preciso atto d'accusa. "Pensavo che la mia generazione, quella nata durante la seconda guerra mondiale, fosse fortunata, e che saremmo vissuti senza aver conosciuto la guerra fino alla nostra morte che sarebbe stata, come promesso nei Vangeli, 'pacifica, senza dolore e senza rimprovero'. Ma no.
    Sembra che non sarà così. E nessuno sa a cosa porteranno gli eventi di questa drammatica giornata. Il destino del paese è governato dalla follia di un uomo e dei suoi devoti complici.
    Possiamo solo indovinare cosa diranno i libri di testo di storia tra cinquant'anni. Dolore, paura, vergogna: questi sono i sentimenti che proviamo oggi. È assolutamente necessario - ha concluso - fermare questa guerra, che si scatena sempre di più ogni minuto che passa, e resistere alla falsa propaganda con cui tutti i media stanno inondando la nostra popolazione". 
   

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