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Joyce Carol Oates contro il 'they', è polemica

Critica il pronome singolare 'non binary', e sono subito scuse

Redazione Ansa

Joyce Carol Oates nella bufera: la scrittrice americana perennemente in odore di Nobel ha criticato l'uso di 'they' e 'them' come pronomi singolari usati per identificare persone che rifiutano l'identità di genere binaria. L'autrice di "Acqua Nera", "Blonde" e di altri 56 romanzi, più novelle, raccolte di racconti e poesie ha usato Twitter per contestare "l'uso generalizzato" del 'loro': "non per ragioni politiche", ha spiegato, ma dal punto di vista linguistico: così facendo si elimina la distinzione tra un soggetto singolare e plurale.

"La lingua cerca di comunicare con chiarezza, non di offuscare. Questo è lo scopo", aveva scritto in risposta a un articolo uscito due giorni fa sul "New York Times" in cui il linguista di Columbia John McWorther aveva fatto il punto delle polemiche sull'uso del 'they'. Adottato da secoli nell'inglese colloquiale per riferirsi a una persona il cui genere non è noto o non è rilevante, nel mondo anglofono il 'they' singolare è diventato comune anni fa per definire persone che non si identificano nei generi binari maschile o femminile: in questo contesto 'they' e' stato accettato come Parola dell'Anno nel 2015 dall'American Dialect Society e nel 2019 dal dizionario Merriam-Webster.

Tutte argomentazioni - assieme a quella che 'you' (tu/voi) era solo plurale fino al XVII secolo - usate per contestare l'argomentazione della 83enne scrittrice assieme a quella, di più vasta risonanza sociale, che il 'they/them' singolare testimonia accettazione nei confronti delle persone trans. Una delle più prolifiche scrittrici americane, la Oates ha accettato il dialogo, a differenza di un'altra famosa collega, J. K. Rowling, che ha usato il sito di microblogging per affermazioni transfobiche. L'autrice di "Blonde" ha continuato infatti a interagire con i fan sull'argomento, dimostrando alla fine di aver imparato qualcosa dallo scambio di opinioni.
    
   

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