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Cappello, basta con il personaggio, rielaborare d'Annunzio

Saggio su rapporto con religione esalta scrittore e eclissa eroe

Angelo Piero Cappello, Studi su Gesù

Redazione Ansa

ANGELO PIERO CAPPELLO, "STUDI SU GESU'" (IANIERI EDIZIONI, PP 197, EURO 16)

Urge uno iato nell'immagine di Gabriele d'Annunzio, una frattura tra il personaggio 'superomesco' affetto da costante priapismo, ormai permeato nel pensiero pubblico, per rielaborare lo scrittore. "Studi su Gesù. Appunti, Taccuini, Parabole" di Angelo Piero Cappello, non è solo l'inedita collazione di quanto lo scrittore scrisse sul tema cristologico: frammenti di scritture, parabole, articoli, appunti, taccuini vari, che avrebbero dovuto ricostruire la vita di Gesù, è lo scambio che fa deviare la critica del personaggio verso l'artista; l'esteta velleitario verso l'estetica.

Nella Prefazione Giordano Bruno Guerri parla di scrittore "ancora ingiustamente 'travolto' dal personaggio che volle creare". Ma erano altri tempi: la mitopoiesi dell'uomo impavido e dominatore della natura infiammava gli animi e d'Annunzio in quei sommovimenti ci navigò. Oggi, spente le fiamme, depositatesi le ceneri, si passa al setaccio l'uomo.

"Da decenni siamo impegnati, filologi e studiosi, in questo tentativo, ma purtroppo d'Annunzio ha attraversato il '900 come personaggio - spiega Cappello, oggi direttore del Centro per il libro e la lettura del Ministero per i beni culturali - Dunque, a scuola è l'uomo con due costole in meno, per gli altri il trasvolatore su Vienna, l'uomo della beffa di Buccari, il pazzo furioso che guidò l'Italia in guerra e antesignano del fascismo". Invece? "Invece è uno sperimentatore in tutte le tipologie di scrittura: dal diario intimo - pratica comune del '900 - all'articolo di terza pagina, al romanzo senza storia cronologica. E' stato un letterato che ha sperimentato tutto senza paura di essere catalogato e che ha lasciato aperte le strade del '900".

Il libro è un lavoro antologico sul rapporto dell'artista con la religione, è uno squarcio nella figura di d'Annunzio. Non è un lavoro inedito poiché alcuni libri sono stati pubblicati su questo argomento, "soprattutto sull' atteggiamento verso il francescanesimo, che fu uno dei suoi pallini", chiarisce Cappello. Tra le foto pubblicate nel volume, una ritrae il poeta con due padri trappisti nel corso di una visita al Monastero di Maguzzano. D'Annunzio era "attratto da tutta la materia che riguarda quella sorta di mitologia, ritualità della povertà, la scelta del dialogo diretto con la natura". Non è inedito ma raccoglie scritture sparse in volumi vari e pubblicazioni; riconoscendone una comune linea d'ispirazione. Per tutti, non solo esperti.

Non la religione in genere attrasse d'Annunzio, che fu sempre ateo, ma il tema cristologico, il "Galileo", l'uomo/Dio. A lungo progettò di scrivere una vita di Gesù ma non realizzò l'idea. E comunque, per dovere di cronaca, le sue opere sono state nell'indice dei libri proibiti fino al 1966. Scrupoloso, aveva studiato la Bibbia, i vangeli apocrifi e copti. "Più volte aveva tentato di avere in visita al Vittoriale Padre Pio, gli aveva inviato un biglietto, 'mio fratello' lo chiamava", rimarca Cappello. Non si sa se il santo di Pietrelcina sia andato.

Blasfemo forse nel suo approccio: riscrisse tre parabole - delle vergini fatue e prudenti, dell'uomo ricco e del povero Lazaro, e del figliuol prodigo - rivoltando la morale evangelica. Non il soffrire oggi per essere premiato dopo la morte, ma il godere in vita poiché nulla c'è dopo la morte. "Non v'è dio, se tu non sei quello", sintetizzò, lapidario. 

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