(di Marzia Apice)
(ANSA) - ROMA, 28 MAR - PATRIZIA DEABATE, IL MISTERIOSO CASO
DEL "BENJAMIN BUTTON" DA TORINO A HOLLYWOOD. NINO OXILIA IL
FRATELLO SEGRETO DI FRANCIS SCOTT FITZGERALD (Centro Studi
Piemontesi, pp.350, 23 Euro). Non è solo "una raccolta ragionata
di coincidenze" il saggio "Il misterioso caso del Benjamin
Button da Torino a Hollywood", edito dal Centro Studi
Piemontesi, come l'autrice Patrizia Deabate lo definisce, ma
anche il frutto di un'intelligente intuizione e di un certosino
lavoro di ricerca dai risultati sorprendenti. Con la prefazione
di Carlo Sburlati, il saggio - nato dalla vincita del Premio
Acqui Storia - affronta un tema curioso mescolando qualche
elemento popolare a una materia letteraria densa e molto colta:
Deabate infatti sostiene che "Il curioso caso di Benjamin
Button", racconto scritto nel 1922 dallo statunitense Francis
Scott Fitzgerald (1896-1940) - da cui è stato tratto l'omonimo
film hollywoodiano con Brad Pitt e Cate Blanchett uscito nel
2008 - in cui il protagonista aveva una vita dall'orologio
biologico "al contrario", sia stato ispirato dal breve romanzo
"Storia di Pipino nato vecchio e morto bambino" (1911) di Giulio
Gianelli (1879-1914), poeta torinese crepuscolare e dal forte
spirito religioso morto giovane di tisi a Roma nel 1914.
Per capire se Fitzgerald, anche lui cattolico e appassionato di
Roma (lo scrittore fu nella città nel 1921, prima di pubblicare
quindi il suo racconto), sia stato davvero ispirato da Gianelli
per il Benjamin Button, l'autrice ha esaminato in profondità la
produzione letteraria dello scrittore americano sulle tracce di
analogie e corrispondenze. Nelle ricerche ha fatto poi una nuova
scoperta, ossia la "presenza" nascosta ma costante nei lavori di
Fitzgerald di Nino Oxilia (1889-1917), altro torinese
crepuscolare anche lui trasferitosi a Roma e morto giovane di
tisi.
"Un po' sono stata fortunata, perché mi occupavo già di
ricerche su Oxilia e Gianelli e quando poi ho visto il film con
Brad Pitt mi sono sentita come quegli investigatori delle serie
tv che hanno un'intuizione e seguono un sesto senso: per me è
stato così, anche se all'inizio mi prendevano per matta e gli
editori storcevano il naso", dice Deabate intervistata
dall'ANSA, "mi ci sono voluti anni per pubblicare il libro: l'ho
finito nel 2015, dopo due anni di scrittura. Poi l'ho lasciato
nel cassetto, e mi sono focalizzata nei successivi quattro anni
su saggi dedicati a specifici argomenti che alla fine sono
confluiti nel volume". Alla base dei due lavori di Fitzgerald e
Gianelli la stessa idea, ossia di un vecchio che ringiovanisce:
"inizialmente non sembrano simili, quella di Gianelli è una
favola per bambini, il racconto di Fitzgerald è per un pubblico
adulto. Entrambi sono cattolici, e usano simbologie religiose,
ma nelle due opere ci sono elementi contrapposti", spiega
Deabate, "tuttavia il perno centrale è lo stesso. Sia Pipino che
Button hanno una vita al contrario, sono buoni, puri d'animo, in
contrasto con la società prevaricante e attaccata al denaro. Di
certo Fitzgerald non enfatizza la bontà del protagonista come
Gianelli, ma anche Button ha un significato morale e religioso.
Fitzgerald inoltre non voleva copiare la storia, perché ha
dichiarato che esisteva già un racconto quasi identico al suo,
ma l'ha trasportata nella realtà americana".
E in questa analisi comparativa dove si inserisce Oxilia? "Per
me che ho studiato Oxilia è stata un'emozione scoprirne le
tracce mentre leggevo le pagine di Fitzgerald", spiega, "la
poesia per Fitzgerald è stata il primo amore. Ma sono certa, ed
è una certezza del cuore la mia, che l'americano abbia inserito
nei suoi lavori le poesie di Oxilia. Fitzgerald si è ispirato
alla poesia di Oxilia per creare belle immagini e gli ha reso
omaggio rendendolo alter ego dei protagonisti di tre dei suoi
romanzi, Di qua del paradiso, Belli e dannati e Tenera è la
notte. Ho cercato di capire se ci fossero fondamenti storici:
servono ancora ricerche, io ho indicato delle vie di indagine".
"La prova schiacciante di ciò che sostengo non c'è, vorrei che
fosse il lettore a mettere insieme i pezzi", prosegue l'autrice,
"questo libro ovviamente ardisce di rivolgersi agli specialisti,
ma ho tentato di portarlo al maggior numero di lettori. Intanto
spero di avere un confronto anche con altri studiosi che si
dedicano a questi temi e poi vorrei produrre una versione
'semplificata', più adatta al grande pubblico, perché sia
Fitzgerald che Oxilia sono emblema di modernità. Entrambi sono
stati pop, oltre che elevati: erano belli e famosi, avevano
attorno donne affascinanti, amavano il cinema, le loro opere
sono state popolari tra i giovani della loro epoca. Fitzgerald
ha omaggiato Oxilia in modo occulto, ma al tempo stesso anche
riconoscibile a un occhio attento". Proseguirà le ricerche su
questi autori? "Spero di sì. Intanto vorrei pubblicare un
romanzo storico: si tratta di una trilogia di cui ho pronto il
primo volume". (ANSA).
>>>ANSA/ Deabate, Benjamin Button da Torino a Hollywood
Saggio sulle analogie segrete tra Fitzgerald, Oxilia e Gianelli