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Peste e coronavirus, le analogie per Montinaro

Il volume con la prefazione di Bassetti e una nota di Sgarbi

Peste e coronavirus, le analogie per Montinaro

Redazione Ansa

GIANLUCA MONTINARO, PESTE E CORONAVIRUS 1576-2020 (La Mandragora Editrice, Imola, 2021, pp.202, 15 euro) 

Le analogie tra la pestilenza che sconvolse l'Italia nel 1576, passata alla storia come 'peste di san Carlo', e l'attuale emergenza da Covid-19 sono al centro del volume monografico di Gianluca Montinaro, docente universitario e direttore del mensile di storia delle idee 'la Biblioteca di via Senato'. 'Peste e coronavirus 1576-2020' (prefazione di Matteo Bassetti, nota conclusiva di Vittorio Sgarbi), mostra come fra i due eventi le similitudini siano tanto numerose quanto inquietanti. E come la storia pare essersi ripetuta a distanza di 450 anni.

In entrambi i casi il fattore scatenante è stata una malattia di grande virulenza. In entrambi i casi la scienza medica ha mostrato difficoltà a comprendere l'eziologia della malattia, fornendo alle autorità sanitarie indicazioni confuse - se non addirittura sbagliate (così fu nel 1576) - su come gestirla dal punto di vista preventivo e curativo. E in entrambi i casi il governo, facendo leva sulla generale paura di un morbo all'apparenza invincibile - secondo la tesi dell'autore del libro - "ha approfittato della situazione per accentrare potere, costruire consenso e controllare minuziosamente, con la scusa della pubblica sanità, la vita degli individui. In pratica, come scritto dallo storico Carlo M. Cipolla, "la peste divenne un alibi per l'ordine".

In più, i rimedi messi in campo per combatterla - la quarantena e la chiusura nelle case (come accaduto con il lockdown della primavera 2020), "non solo non servirono a nulla - si legge nella presentazione del volume - ma furono controproducenti. La quarantena impedì il regolare svolgersi dei commerci e delle attività agricole e artigiane, devastando l'economia per molti anni. E la segregazione di massa mise a più stretto contatto le persone con la vera causa del morbo, la pulce portatrice del bacillo Yersinia pestis, facendo strage fra le classi più povere e più indifese".

Secondo l'autore, però, la pandemia può essere anche una grande opportunità: "L'Italia dopo la peste nera del Trecento, si avviò all'era radiosa dell'Umanesimo e del Rinascimento: forse potrà essere così di nuovo. Un 'nuovo Rinascimento': più rispettoso del pianeta e delle sue risorse, dei valori umani e dei rapporti economici".

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