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Filippo Galli, 'Il mio calcio eretico'

Un manifesto di un nuovo modo di intendere questo sport

Redazione Ansa

(di Francesca Cozzi) (ANSA) - MILANO, 23 APR - FILIPPO GALLI, 'IL MIO CALCIO ERETICO' (Piemme Edizioni, pag.160, euro 18,90) Un manifesto di un nuovo modo di intendere il calcio, rivoluzionario tanto da essere definito 'eretico' perchè rivolto ad un ambiente "profondamente conservatore" e che "rifiuta il cambiamento". 'Il mio calcio eretico' di Filippo Galli è un libro che alterna il racconto di una carriera memorabile ad una visione innovativa del calcio. Lui che con la maglia rossonera ha vinto tutto, per poi dirigere il settore giovanile del club, attraverso la propria esperienza sui campi di gioco prima e nel gestire i giovani poi, propone un nuovo metodo per insegnare calcio alle prossime generazioni. Uno sport in cui al primo posto ci sia il collettivo, in cui il talento sia a servizio del gruppo, in cui si insegna giocando e dove la serenità e salute del calciatore comandino su tutto. In passato, come ammette lui stesso, gli è forse "mancata la capacità di comunicare quanto stavamo facendo, di raccontare al mondo esterno la nostra idea che rimane innovativa tutt'ora e lo era ancora di più dieci dodici anni fa". E così nel "riavvolgere il nastro" dell'incredibile avventura che è la sua carriera, Filippo Galli spiega come il calcio debba "staccarsi dalla comfort zone dove tutto è sotto controllo" e abbracciare il cambiamento per poter migliorare.
    Galli inizia dal principio, dai primi calci al pallone dati nei cortili e nei giardini di Villasanta, in Brianza, con le porte fatte di sassi e il pallone di carta e scotch. Lì capì l'importanza del gruppo e la necessità ancora oggi di far comprendere che "un buon giocatore non è colui che fa tutto da sè ma chi sa mettersi a disposizione degli altri". Per Galli il talento vero, che è difficilissimo da scovare, sta nella capacità tattica, tecnica ed emotiva di saper coinvolgere i compagni. E quando si incontra un ragazzino con le qualità per giocare ad alti livelli, bisogna "saper attendere" lo sviluppo fisico come quello psicologico. L'attenzione al giocatore, le sue esigenze come idividuo prima che come sportivo, sono alla base del metodo studiato da Galli con Edgardo Zanoli, Domenico Gualtieri e Caterina Gozzoli. Un'idea che rivoluziona tutto, anche il modo di insegnare calcio ai ragazzini. Galli fece lavorare non sulla ripetizione dei gesti ma sulla ripetizione di situazioni di gioco. "Non possiamo pensare che la tecnica sia separata dalla scelta". Dal 2010 cerca di "ribaltare il paradigma e partire dalla complessità, iniziare dentro il gioco". Fu definito 'negazionista dell'uno contro uno' perché crede che l'azione di gioco coinvolga sempre più giocatori.
    La sua ambizione è "sviluppare con i colleghi una metodologia che si basi sul modello socio costruttivista. Ogni calciatore è cioè protagonista del proprio processo di apprendimento".
    Attraverso il racconto di alcune esperienze vissute sul campo, alla capacità di gestire pesanti infortuni, all'influenza che allenatori come Sacchi e Capello hanno avuto, avendo visto l'evoluzione delle carriere di Pobega, Donnarumma, Mastour, Filippo Galli ha capito che è prioritario lo sviluppo del capitano umano. L'individuo al centro, l'umanizzazione del calcio. Uno sport che è tutt'altro che semplice. (ANSA).
   

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