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Consumi culturali in ripresa ma ancora sotto livello prepandemia

Divaricazione sociale evidenziata da osservatorio Confcommercio

Redazione Ansa

 Aumenta la spesa ma diminuiscono i consumatori di cultura: è una forbice sociale che si allarga in maniera sempre più preoccupante quella evidenziata dal decimo report dell'Osservatorio longitudinale sui consumi culturali degli Italiani di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, in collaborazione con Swg, presentato oggi a Milano.
    Se dall'indagine emerge che più di una persona su tre ha tagliato i consumi culturali, circa il 10% degli intervistati mostra invece un incremento netto dei consumi. Così, rispetto al 2021, si registra una crescita della spesa per concerti dal vivo (+28,1 euro), festival culturali (+9,7 euro), mostre e musei (+8,7 euro).
    Ci sono poi dinamiche molto diverse in relazione ai diversi consumi: se la fruizione di programmi, film e telefilm in tv da canali a pagamento è aumentata del 10% rispetto al 2019, la riduzione del numero di consumatori appare più accentuata per altri servizi come abbonamenti a cinema e teatro, rispettivamente -3% e -1%. Per libri, quotidiani e riviste cresce l'utilizzo delle piattaforme web in abbonamento e in streaming (+3% rispetto a dicembre 2021), spinta soprattutto dai più giovani (under 34 per il 44%), e restano stabili rispetto a un anno fa le quote di lettori, sia in cartaceo (ancora ampiamente prevalente con 53%) che in digitale. La fruizione dei quotidiani resta però legata in maggioranza alle edizioni web gratuite (56%). La proiezione dei consumi futuri rispetto all'anno scorso è in calo, con l'eccezione di riviste/fumetti e quotidiani (18%, in variazione +1%) e i concerti dal vivo (dato stabile al 14%).
    Per quanto riguarda il teatro, a fronte della sostanziale stabilità del dato sulla fruizione dal vivo (35%), continua la riduzione della fruizione teatrale via TV (-7% rispetto a dicembre 2021). Rispetto al 2021, aumenta la quota di chi vuole assistere dal vivo agli spettacoli, in particolare per il teatro di prosa (+9%).
    L'offerta culturale delle città risente di differenze territoriali importanti: il 64% dei più soddisfatti risiede nei centri con più di 100.000 abitanti e il 48% nel Nord Italia.
    Da questa rilevazione, "emerge - commenta Carlo Fontana, presidente di Impresa Cultura Italia - Confcommercio - una divaricazione sociale, si spende di più in cultura se si ha maggiore disponibilità economica". Un fenomeno che per Fontana necessita di correttivi, a partire dalla detraibilità dei consumi culturali. Concorda sull'allarme divaricazione sociale Piera Detassis, presidente dei David di Donatello, per la quale l'aumento dei consumi culturali per chi può si inquadra all'interno di fenomeni come il dibattito sulla settimana di 4 giorni o la Great Resignation: in questo senso, "chi investe in cultura lo fa come fattore di benessere e purtroppo lo può fare solo chi ha un margine per questo investimento". Non sarà un caso che - riflette Lionello Cerri, ad di Anteo Cinema Milano - "fino al 2019 a cena si parlava dell'ultimo film visto, ora dell'ultima serie o di Sanremo". Ci salveranno, forse, i ragazzi: "il reparto in maggior crescita - dice Piero Fietcher, Fondatore di Libraccio Milano - è quello dei fumetti e dei manga", tanto che domani alla Feltrinelli di corso Buenos Aires, a Milano, viene inaugurata una Manga lounge di 40 mq, con una proposta bibliografica di 3.500 titoli. 

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