Libri

I traduttori, sottopagati e privi di tutele, governo intervenga

Manifesto-appello in anteprima il 9 dicembre a Più Libri

Un'immagine della fiera Più Libri Più Liberi

Redazione Ansa

 "Compensi adeguati e proporzionati, partecipazione ai proventi, trasparenza sulle copie vendute e istituzione di un fondo di 5 milioni di euro finalizzato al sostegno dei traduttori, della qualità del loro lavoro e del libro". Sono questi i punti centrali della mobilitazione di Strade-Sindacato dei traduttori editoriali, che insieme ad AI-Autori di Immagini, Aiti - Associazione Italiana Traduttori e Interpreti, Aniti - Associazione Nazionale Italiana Traduttori e Interpreti e Icwa - Associazione Italiana Scrittori Ragazzi ha inviato una lettera ai componenti delle commissioni Cultura e Lavoro di Camera e Senato, nonché ai relativi ministri, con un appello per migliorare le condizioni in cui operano le figure autorali rappresentate: illustratori, fumettisti, scrittori, traduttori.
    A questa lettera seguirà la pubblicazione di un Manifesto, redatto da Strade, AI e Icwa, per sensibilizzare il governo sulla necessità di attivare misure strutturali a sostegno di un settore in grande sofferenza. Il documento verrà presentato in anteprima il prossimo 9 dicembre in occasione di "Più Libri più liberi", la Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria, dal 7 all'11 dicembre alla Nuvola dell'Eur a Roma.
    Il Manifesto pone l'accento sui rapporti contrattuali con gli editori, l'inquadramento giuridico, fiscale e previdenziale e, in generale, il riconoscimento economico della categoria autori.
    In particolare, i traduttori editoriali percepiscono compensi fra i più bassi d'Europa (in media, tra i 15 e i 18 mila euro lordi l'anno), hanno redditi 'patchwork' e lavorano in condizioni di precariato, per di più a cottimo, modalità incompatibile con l'attività creativa. Circa 1500 professionisti, di cui l'85% donne: un pezzo decisivo, ma opaco e frammentato, della produzione libraria.
    Definiti a tutti gli effetti autori dalla legge 633/41, i traduttori editoriali chiedono "innanzitutto il rispetto delle norme di legge e in particolare delle novità introdotte dal recepimento della direttiva europea sul copyright. Il primo punto del Manifesto evidenzia la necessità di compensi basati non solo sulla quantità di pagine prodotte, ma anche su una partecipazione ai proventi derivanti dallo sfruttamento commerciale dell'opera che preveda il riconoscimento di un anticipo e di una percentuale minima e progressiva sul numero delle copie vendute". Chiedono inoltre "il rispetto dell'obbligo di rendicontazione e l'introduzione, nelle prassi contrattuali, di meccanismi di adeguamento e del diritto di revoca". Segnalano infine che, "senza la tempestiva attuazione di procedure stragiudiziali di risoluzione delle controversie - la cui istituzione, prevista per legge, non è ancora avvenuta -, tutti i miglioramenti introdotti nel nostro ordinamento rischiano di restare lettera morta, e per questo hanno scritto al presidente di Agcom".
    Il Manifesto evidenzia e ribadisce anche "la necessità di attivare, in linea con i migliori esempi europei, un fondo strutturale di circa 5 milioni di euro destinato a finanziare la traduzione di opere di alto valore culturale (non necessariamente sinonimo di successo commerciale) e di iniziative per la formazione continua dei traduttori". "Il nostro mestiere, già sottopagato, privo di inquadramento, di tutele sociali e previdenziali, rischia di sparire se non verranno attivate le misure necessarie a salvaguardare la dignità e sostenibilità di questa fragile professione" spiega Strade. 
   

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