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ANSA/ Libri: Nel post pandemia, i musei e le crisi globali

Verde-Conti sulle sfide future. "Cultura non sia solo 'cassa'"

Redazione Ansa

(di Daniela Giammusso) (ANSA) - ROMA, 12 OTT - "Se continuiamo a considerare la cultura solo un modo per fare cassa, alimenteremo un sistema che crea più problemi che vantaggi, distrugge le città e rende i siti culturali meno vivibili. In questo i musei possono avere un ruolo fondamentale, purché non siano solo luoghi di esposizione, ma di dibattito, mostre, confronti ed eventi, attraendo pubblici diversi e stimolando il tessuto cittadino". Ne è convinto Simone Verde, dal 2017 direttore del Complesso monumentale della Pilotta e già in forze al Louvre di Abu Dhabi, che con Paolo Conti, giornalista ed editorialista del Corriere della Sera che da sempre si occupa di beni culturali, oggi firma il volume "Voltare Pagina. Se i musei sfidano le crisi globali" (ed.
    Baldini+Castoldi, pp 144 - 19,00 euro).
    Un libro intervista, presentato ieri dagli autori insieme ad Alberta Campitelli del Consiglio superiore dei beni culturali e del paesaggio e coordinamento Icom Lazio e a Elena Di Giovanni, vicepresidente Comin&Partners, per dialogare sulle sfide imprescindibili per il futuro dell'istituzione museale: ecologia, multiculturalismo, decolonizzazione e cancel culture, apertura ai giovani, esperienza estetica e tecnologia.
    "La nostra tesi di partenza - spiega Verde - è che i musei sono l'invenzione più importante della modernità, nati per dare a tutti quello che la società feudale riservava solo a pochi". E in quanto tali, aggiunge Conti, "luogo di democrazia".
    La difficoltosa uscita dalla pandemia segna, però, un impossibile ritorno a "com'era prima". I musei, i primi a chiudere in Italia e tra gli ultimi a riaprire, si trovano di fronte a uno scenario completamente mutato, tra una riscoperta di valori della comunità, ma anche con intere generazioni che di fatto hanno perso due anni di educazione scolastica e conflitti, dall'Ucraina all'India, che decimano la popolazione. È in questo scenario, sottolineano gli autori, che il ruolo dei musei si prefigura più centrale che mai. "Di crisi ne hanno viste tante - racconta Verde - dai musei lunapark degli anni '90 alla trasformazione, recente, in luoghi di propaganda". Oggi le domande sono molte. Ad esempio, chiede il direttore, "in che modo le nostre collezioni possono essere ritenute universali, se poi si rivelano etnocentriche, frutto del colonialismo ed escludono l'Altro mettendolo in condizione di inferiorità?". C'è poi nuovamente il tema dei grandi flussi turistici, che soffocano le città d'arte. È "tornando all'idea di museo come luogo di elaborazione di identità collettiva, di libera emancipazione oltre che di confronto scientifico", dice, Verde che "si potrà investire sui cittadini più che sul territorio".
    Il "grande turismo di massa - riflette - è uno di quei cataclismi cui non è facile opporre resistenza. Se ne esce nel momento in cui le esternalità di un museo non sono solo quelle legate al turismo, che possono poi diventare di pregiudizio per altre attività". Come dire, l'obbiettivo non può essere solo il "merchandising" o "l'incremento dei b&b". "La cultura produce valore - dice - se la società è creativa e più emancipata e competitiva a livello globale". Guai a considerare "la cultura solo come un modo per fare cassa. I musei possono ricoprire un ruolo fondamentale" diventando luogo di "dibattiti, mostre, confronti, eventi. Questo alimenta il tessuto cittadino e fa sì che le città non si svuotino, come ad esempio Venezia".
    A breve l'arrivo del nuovo Ministro della cultura: quale la prima urgenza sul suo tavolo? "Abbiamo bisogno di immissione di personale - lancia l'appello Verde - E poi viviamo di paradossi: siamo il top della scientificità nel nostro settore, ma ci mancano diagnosti, registrar, tutte quelle figure che fanno anche il senso scientifico del nostro lavoro". (ANSA).
   

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