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Messner, come affrontare le sfide in 'Spostare le montagne'

Torna per Rizzoli il racconto delle imprese del grande alpinista

La copertina di Spostare le montagne di Messner

Redazione Ansa

 L'alpinismo estremo e le imprese di Reinhold Messner diventano paradigma di come risolvere e affrontare le sfide e i problemi della vita, privata e professionale, nel suo libro 'Spostare le montagne'. Uscito in prima edizione per Mondadori Electa nel 2011, dieci anni dopo viene riproposto da Rizzoli Illustrati in una nuova veste grafica e può essere utile a trovare coraggio anche nei giorni della pandemia.
    "Quando uno è solo, impara rapidamente a parlare con se stesso: e improvvisamente ci si ritrova in due" dice Messner nel capitolo dedicato a 'Rinascere'. E nella parte sulle 'Mie regole del gioco' sottolinea: "Importante non è tanto imparare molto bene qualcosa, quanto trovare la propria strada. E questa strada non è già scritta nel certificato di nascita. Non la si può apprendere a scuola, né può essere indicata dai genitori.
    Ciascuno deve cercare da sé la sua strada".
    La forza, l'entusiasmo e "l'ascetica concentrazione" sono gli elementi essenziali per raggiungere la meta e superare i propri limiti in 'Spostare le montagne' che è accompagnato da immagini delle imprese, tratte per la maggior parte dall'archivio Messner, dalla Groenlandia alle vette himalayane e dal deserto del Gobi all'Antartide. Il libro è un invito ad attingere alla nostra energia creativa dove tenacia, gioco di squadra, intuito, paura, coraggio e flessibilità diventano parole guida per imparare a sfruttare al meglio le nostre possibilità e risolvere le situazioni difficili.
    L'obiettivo del volume è proprio questo. "Le montagne da spostare sono dentro di noi" dice Messner che attraverso le sue sue memorabili avventure fornisce tanti spunti di riflessione: la vetta come successo professionale, la cordata come team alla guida di un'azienda, la tecnica di arrampicata come metodologia di lavoro. Alla fine, però, il passo più importante è capire noi stessi. (ANSA).
   

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