Cultura

Quei sentimenti emersi dal mare in un racconto di Santangelo

In gioco tra privato e fatti pubblici, una sinfonia di emozioni

Redazione Ansa

(di Giovanni Franco) (ANSA) - PALERMO, 24 MAG - "Senza coltello a mare non ci puoi andare, serve a tagliare una cima di un ancora rimasta incastrata o una rete aggrovigliata, o se devi colpire un pesce", dice uno dei personaggi del libro di Evelina Santangelo Il Sentimento del Mare, edizioni Einaudi, pagine 148, euro 17,50, in questi giorni in distribuzione. Eppure avverte l'autrice: "I sentimenti non li puoi tagliare o sgrovigliare con un coltello, nemmeno simbolico, li devi toccare con cura senza lame, a mani nude". Una lezione recepita in questo racconto. La scrittrice, palermitana, pesca con le reti a tramaglio nella profondità della sua vita e, in un gioco tra privato e fatti pubblici, dirige una sinfonia di emozioni. "Ho attraversato capodogli, naufragi, assalti pirateschi, derive senza ritorno, navigazioni, abissi cullanti, la mia infanzia, i morti e la mia morte...", narra Santangelo. Così tra le pieghe di episodi che hanno cambiato la sua vita, fanno capolino episodi di cronaca raccontati ascoltando i protagonisti. Eccoci così a Mazara del Vallo ad ascoltare ad esempio il comandante Beppe Giacalone, che offre la sua versione del sequestro dei 18 marittimi tenuti in Libia per 108 giorni dalle milizie del generale Khalifa Haftar avvenuta nel 2020 ."Il mare non c'entra niente. E' tutta politica". Incalza la moglie dell'armatore: "odio pure il gambero rosso..". Ma l'interrompe il marito: "per me il mare è una cosa bella, per me è la vita".
    Una visione diversa rispetto a quella della nonna paterna di Evelina. Per lei il mare non esisteva. "Era un'azzurrità che doveva stare al suo posto nel paesaggio insieme al sole. Anche noi nipoti per lei avremmo dovuto tenere la pelle lontana dal sole e dalla salsedine". Invece per la scrittrice le onde che accarezzano la pelle sono una terapia per la mente e per il corpo. Come fare il bagno a gennaio quella volta in una caletta nelle Eolie, senza costume "per me è come una droga, un desiderio irrefrenabile che toglie i peccati dal mondo e dal mondo. L'opposto che, in estate quando immergendoti, ti senti acqua, sole e sale. E a volte anche sudore se il mare è troppo caldo. Una brodaglia". L'autrice descrive anche il rapporto che un suo amico apneista ha con il mare, da assaporare, da ascoltare, da guardare e basta. "E io ho immediatamente pensato - scrive Santangelo - ecco dovremmo ripartire da qui. Chinarci e accarezzare questo sistema fragile, in pericolo, accarezzare i ghiacciai che si stanno sciogliendo, gli oceani che si stanno surriscaldando, le terre che stanno scomparendo, l'umanità che lo affronta ogni giorno con il rischio di naufragarci e morirci dentro e accarezzandolo accarezzare ciascun morto che ci è annegato, ciascun sopravvissuto, accarezzare noi che di questa misteriosa bellezza faremmo parte se non fossimo così presi dalle nostre piccine ed effimere vite di terrestri".
    Il suo è un appello alla vita: "dopo due bypass, due angioplastiche semifallite, una crisi coniugale spaccaossa, una pandemia che mi ha cavato via di bocca le parole insieme a qualche idea di mondo, dopo un crollo psichico che mi ha tolto la scrittura e molto altro, mentre incombe una guerra dagli esiti imprevedibili nel cuore dell'Europa, arrivi lì in un angolo qualsiasi come quel localino seminascosto sul porto di Lipari, a Marina Corta, e improvvisamente i sentimenti informi che ti impacciano i gesti e aggrovigliano i pensieri prendono una piega".
    Chiosa la scrittrice Michela Murgia: "Santangelo sa fare il lavoro del mare con le parole. Andare a fondo, vuol dire anche trovare il senso delle cose più nascoste". (ANSA).
   

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