(di Alessandra Baldini)
(ANSA) - NEW YORK, 02 DIC - Dalla prima lettera spedita
quattordicenne al preside della boarding school nel Dorset che
stava per frequentare all'ultimo biglietto alla moglie Jane,
quando stavano entrambi morendo, lui di polmonite e lei di
cancro, in reparti separati del Royal Cornwell Hospital di Truro
a causa del lockdown da Covid.
"Sei l'unica donna: ma non ci siamo salutati come si deve",
si legge nel messaggio di John le Carré (vero nome David
Cornwell) che chiude la corrispondenza di "A Private Spy",
un'antologia di lettere curata dal figlio Tim dal 6 dicembre in
libreria. Per un tragico capriccio del destino Tim Cornwell non
e' arrivato a vedere il frutto della sua fatica: e' morto in
maggio di trombosi quando stava mettendo gli ultimi ritocchi al
libro.
Alcune lettere vengono dall'archivio dello scrittore nella sua
casa della Cornovaglia, altre da biblioteche, agenti, amici,
editori e parenti. Il penultimo messaggio, sempre dall'ospedale,
e' all'agente letterario Jonny Geller: "Nel caso che non
riusciamo a sentirci, grazie di tutto". Esce dai carteggi un le
Carré inedito. Insicuro a tratti, profondamente segnato da
un'infanzia difficile. Alcune lettere sono per la matrigna
Jeannie il cui affetto senza riserve controbilancio' l'impatto
negativo del padre Ronnie, il modello del mostruoso Rick Pym di
"A Perfect Spy". C'e' solo una lettera al padre scritta dopo che
lui lo aveva attaccato per aver parlato in pubblico dei problemi
di famiglia: "Per me e' difficile rispondere ai giornalisti che
chiedono di te. Ogni giornale ha nei suoi archivi abbastanza
ritagli che ti riguardano per creare un ritratto ben più
imbarazzante di quanto abbia fatto io".
Molte lettere sono dirette a colleghi scrittori come Philip
Roth, John Cheever, Ian McEwan e Tom Stoppard, quest'ultimo
conosciuto nel 1989 quando lavorava alla sceneggiatura di
'Russia House' e ne segui' una amicizia. Le Carré scrive anche a
Graham Greene, pieno di elogi, per poi impallinarlo dietro le
spalle: "Non ho mai conosciuto nessuno che curava di più la sua
immagine", scrive a un amico, aggiungendo che anche un altro
scrittore, Anthony Powell, "lo disprezzava".
Calorosa e' invece la corrispondenza con gli attori che
hanno impersonato i suoi personaggi da Alec Guinness a Gary
Oldman, i vari Smiley delle versioni hollywoodiane dei romanzi.
Gli anni in cui ha fatto la spia non sono mai troppo lontani:
nel 2019 John/David scrive all'altro romanziere (e diplomatico e
militare) Alan Judd che gli manca l'Ufficio, anzi gli Uffici
(l'MI5 e l'MI6): "In un certo senso sono l'unico posto, a parte
i romanzi". Si scopre poi che prima di morire le Carré stava
scrivendo "The George Smiley Years," che include una scena in
cui - scrive lui a Stoppard - Smiley decide di esser pronto a
incontrare la sua nemesi, Karla, "che si e' sistemato sotto
falso nome con una figlia malata di mente in un villaggio non
lontano dai tuoi".
L'unico aspetto che resta fuori sono le croniche infedeltà,
un comportamento che le Carré giustificava con l'instabilità
della sua infanzia. "Conservava tutto, ma non le lettere alle
amanti", scrive Tim Cornwell nell'introduzione. Quanto a Jane
aveva deciso fin dall'inizio che avrebbe difeso il matrimonio
fino all'ultimo. Nick Cornwall, il figlio minore che scrive
romanzi col nome di Nick Harkaway, ha detto che quando la madre
era in punto di morte sua moglie le chiese perche': Jane
rispose che non se ne era mai andata, ma "prima o poi, tutte le
altre lo hanno fatto". (ANSA).
In nuovo libro decenni di lettere di John le Carré
lati inediti dello scrittore di 'Tutti gli uomini di Smiley'