Cultura

Kafka, i disegni e i suoi omini dritti e storti in un libro

A cura di Kilcher, con una Nota di Roberto Calasso

Redazione Ansa

(di Mauretta Capuano) (ANSA) - ROMA, 25 SET - I DISEGNI DI KAFKA, A CURA DI ANDREAS KILCHER (ADELPHI, PP. 367, EURO 48.00) "Nessuno poteva essere dritto. Era una proibizione per tutti.
    Se qualcuno invece era dritto, si trattava di un fatto raro.
    Occorreva osservarlo. Allora si formavano delle categorie: gli storti - che non si riconoscevano, non avevano un nome - e i dritti, che avevano tutti un passato e si era curiosi di indagarlo. A volte, i dritti avevano una storia molto chiara e comica. Si aveva l'impressione di vederli vagare per la loro casa, un po' stantia. Erano esseri abitudinari, abituati alle stesse pantofole". Lo scriveva Roberto Calasso in uno dei brevi testi e aforismi in appendice all'edizione italiana de 'I disegni di Kafka', a cura di Andreas Kilcher, pubblicati da Adelphi nella traduzione di Ada Vigliani, con catalogo ragionato delle opere di Pavel Schmidt.
    Pubblicato in Germania nel 2021, il libro - che sarà presentato il 27 settembre alle 18.00 alla Casa delle Letterature a Roma da Marco Filoni e Marino Freschi - svela il volto artistico di Kafka. L'intero corpus dei disegni che si sono conservati è riprodotto sul supporto originale, e quasi sempre a grandezza naturale. Ci sono esili silhouette nere di omini curvilinei che camminano frettolosi, s'inerpicano chissà dove, sembrano danzare; figure angolose, dal volto appena accennato, talvolta comico e esseri ibridi, spesso rappresentati con pochi tratti, immagini evanescenti, enigmatiche apparizioni.
    "Molti di questi disegni appartengono agli anni 1901-1907 in cui Kafka si prepara a esplodere come scrittore. La mano segue gli stessi percorsi obbligati. E lo stile si distingue sempre più.
    Espressionista? Certo no. Avanguardia? Ignorata" scrive Calasso.
    E ancora: "Non necessariamente gli uomini storti devono essere goffi o non ambiziosi nel movimento. Perché non essere storto e danzare? O altrimenti piegarsi ancora, ma come in una curva precisa?". "Ogni tanto ci sono apparizioni. Sulla strada, tre figure coperte da un panno a quadretti, diversamente grandi.
    Appartengono a un altro mondo? Sono giocolieri? Stanno per sparire? Non c'è nulla, in loro, di invitante. Piuttosto, si guardano, come se questo bastasse, prima di sparire".
    Franz Kafka aveva tracciato i suoi disegni su fogli sparsi, pagine di diario e un intero quaderno e aveva chiesto all'amico Max Brod di distruggerli tutti. Brod non lo fece, me ne rese pubblici solo un numero ristretto. Gli altri sono rimasti per decenni in una cassetta di sicurezza, prima a Tel Aviv e poi a Zurigo e solo di recente sono tornati alla luce. L'autore de 'La metamorfosi' e 'Il processo' aveva percorso parallelamente alla scrittura una strada artistica. Come lui stesso aveva scritto a Felice Bauer, "una volta ero un grande disegnatore ... a quel tempo, ormai anni fa, quei disegni mi hanno appagato più di qualsiasi altra cosa". E la Nota di Calasso, morto il 28 luglio 2021, illumina profondamente questa avventura artistica in brevi folgorazioni e squarci. Come quando dice "per diventare dritti, ogni tanto si deve passare una fase di oscillazioni, mutazioni visive, confusione delle forme. È come se il personaggio a stento esistesse, o solo nella testa e nei capelli. Ma alla fine si impone. Si può esistere anche solo a metà".
    Racconta anche: "Josefine è l'unico e l'ultimo dei suoi personaggi a cui Kafka ha dato un volto. Non è né bella né brutta, somiglia a una qualsiasi figura che si incontra per la strada. Pochi giorni dopo, Kafka morì". (ANSA).
   

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