Cultura

'This Old Man": esce negli Usa l'ultimo Svevo postumo

L'ultima traduzione di Frederika Randall finita prima di morire

Redazione Ansa

(di Alessandra Baldini) (ANSA) - NEW YORK, 19 SET - L'ultima opera di Italo Svevo, l'ultima traduzione di Frederika Randall. Lo scrittore triestino, vittima di un incidente stradale a 66 anni, lasciò incompiuta la raccolta di capitoli poi raccolti nel volume "Il Vegliardo" e che avrebbero potuto costituire la base per uno o forse due nuovi romanzi. Non cosi' la Randall che ha messo la parola fine alla nuova versione in inglese del volume pochi giorni prima di morire, nel maggio 2020, a 72 anni. "A Very Old Man": e' questo il titolo che l'americana della Pennsylvania - giornalista in Italia per 'The Nation', New York Times e Wall Street Journal, l'ANSA e l'Internazionale, oltre che letterata - ha dato alla traduzione appena uscita negli Usa.
    Perche' ritradurre l'ultimo Svevo dopo la versione di Ben Johnson e P.N. Furbank col titolo 'The Further Confessions of Zeno'? "L'italiano, ora vecchio di un centinaio di anni, era del suo tempo", spiega Frederika in una nota postuma allegata alla traduzione: "Deve essere ancorato a un registro che non sia ipercontemporaneo, ma che suoni piu' moderno della versione inglese del 1969". Pubblicato nella collana 'New York Review of Books Classics', 'Il Vegliardo' segue la monumentale versione inglese di "Le Confessioni d'un Italiano" di Ippolito Nievo (oltre mille pagine in 18 mesi) affrontata dalla Randall come antidoto al Berlusconismo, ma anche scritti di avanguardia come 'Dissipatio H.G.' di Guido Morselli e, dello stesso autore 'The Communist'. E poi la fiction di Giacomo Sartori (l'autobiografico 'Anatomia di una Battaglia' e 'I am God'), Helena Janeczek ('Lezioni di tenebra') e la non fiction di Sergio Luzzatto, Luigi Meneghello, e Igiaba Scego, opere, come diceva lei "al limite dell'intraducibile" e che "costituiscono una sfida a quello che i non italiani sanno della vita in Italia" o "a quanto consideriamo un memoir, un romanzo, un'opera di storia". Frederika aveva passato la maggior parte della sua vita adulta in Italia. "Amava chiamarsi una 'dispatriata', con un termine che intendeva suggerire una deliberata presa di distanza dal suo Paese di origine e la sua lunga storia di debacle in politica estera", le ha reso omaggio Geoffrey Brock, il direttore della rivista letteraria 'The Arkansas International' che due anni fa ha raccolto una serie di tributi tra cui quello di Jhumpa Lahiri. La scrittrice di 'Interprete dei malanni' ma anche 'Dove mi Trovo' che ha scelto l'italiano come nuova lingua in cui esprimere la sua creativita' e ha poi cominciato a tradursi, condivide una mail che Frederika le aveva indirizzata all'inizio del Covid, due mesi prima di morire: "Tutto sommato, sarei contenta se mi toccasse lasciare questa vita in Italia, il paese adottivo, e non quello natale. Pensiero che può sembrare lugubre, ma invece e' il solenne riconoscimento di quanto devo all'Italia e italiano." (ANSA).
   

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