Cultura

È amore tossico nel libro di Valerio Cappelli

'Ci sono amori che non accadono mai' tra passione e Covid

Redazione Ansa

"Ci sono amori che non accadono mai", primo romanzo di Valerio Cappelli, racconta, con ritmo e puntualità, un amore tossico, l'incontro tra due persone troppo diverse, i nanismi della provincia piena di abiti firmati con dentro nulla e appunto ancora il nulla a volte oggetto di fascino. Protagonisti Matteo, scrittore disincantato, e Carlotta, commessa di Piacenza ("una consulente d'immagine", così lei si definisce).
    Cosa unisce inizialmente quest'uomo e questa donna? Probabilmente nulla, solo un social condiviso ai tempi del Covid 19. Su Facebook infatti i due diventano prima amici e poi, in un crescendo da lockdown, cominciano ad amoreggiare. Tante parole al telefono, altrettanti messaggi e video erotici per consumare una sessualità impossibile da vivere. Fin qui la storia già raccontata da Cappelli, firma storica del Corriere della Sera, in 'Ci sono amori che non accadono mai', una pièce messa in scena nel 2020 al Ravenna Festival e Torre del Lago da Sergio Castellitto, anche protagonista con Isabella Ferrari.
    Il romanzo invece, edito da goWare (pp. 133, acquistabile su Amazon in digitale e cartaceo, €. 4, 50 e €. 13,00) e con prefazione di Aldo Cazzullo, racconta la seconda parte di questa storia, quella in cui Matteo e Carlotta si incontrano e finalmente consumano la loro passione. E questo nonostante mille difficoltà: entrambi hanno compagni e figli. Solo che Carlotta non riesce ad andare fino in fondo alla storia. A un certo punto sparisce, si rivela del tutto inaffidabile e opportunista.
    "Sei stata la mia ragione di vita e il mio veleno mortale", dice a un certo punto Matteo di lei nel libro.
    "Proprio così - spiega Cappelli - . 'Ragione di vita' perché Carlotta è quella che gli ha aperto gli occhi facendolo uscire dalla vita opaca in cui era immerso. O meglio è stata la donna che lo ha risvegliato dalla solitudine e dalla claustrofobia del lockdown. 'Veleno', invece, per i suoi inganni. Ma la cosa importante di cui parla questo libro - ci tiene a dire - è la possibilità di amare in età adulta. Amare in maniera viscerale, senza rete, così come quando si hanno vent'anni. Ma c'è anche l'inadeguatezza di Matteo, la sua paura".
    Perché inadeguatezza? "Bisogna imparare ad essere fragili, ad aprirsi. È una conquista degli ultimi anni da parte degli uomini, una vera rivoluzione maschile che si compie quando non si vuole più avere il controllo su tutto. Un esempio: noi non parlavamo con i nostri padri e i nostri nonni ancora meno.
    Veniamo da queste chiusure. Ora, va detto, che non siamo tutti Peter Pan, almeno Matteo non lo è. Non è un uomo in cerca di avventure, ma uno che si innamora davvero solo che lo fa con la persona sbagliata".
    Qual è il più grande dolore di Matteo? "Il fatto che Carlotta sia sparita sottraendosi a qualsiasi spiegazione. Lui si ritrova così in mano solo quello che lei gli ha detto prima di sparire, sempre che corrisponda a verità. Non è comunque un racconto contro le donne - sottolinea Cappelli -, ma riguarda solo il personaggio di Carlotta che in qualche modo è una mantide, consapevole del suo fascino androgino e di dove vuole arrivare".
    C'è molto erotismo. "Si era un rischio, ma mi ha dato coraggio leggere scrittori come la Ferrante, Amado e Xavier Marias".
    Quanto ha pesato la provincia in questa storia che ricorda Balzac? "Molto. Lei è una che dice 'dolcis in fundo', una con le mani dietro la schiena proprio come fa una commessa, una che non ce l'ha fatta a vivere l'impatto con Roma. È ancora all'ombra dei concorsi di bellezza vissuti da giovane tra le colline di Piacenza. Lì era la numero uno".
    Come è nata l'idea di questo bel romanzo pieno di suggestioni che racconta la passione d'amore al di là degli stereotipi e non tralasciando le sue necessarie crudeltà? Spiega Cappelli, già autore di cinque commedie: "Da un'immagine e un suono.
    L'immagine di una gonna che ondeggiando sbatte come un metronomo contro le gambe di una bella donna. Non so perché, ma è partito tutto da lì ". (ANSA).
   

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