(di Mauretta Capuano)
(ANSA) - ROMA, 29 MAG - Si sente "molto fortunato" Paolo
Cognetti perché ha "assistito alla realizzazione di questa opera
da molto vicino, direi da amico. Faccio fatica a definire un
ruolo, nemmeno è necessario". "Tutto è cominciato quando Felix e
Charlotte sono arrivati a Brusson tre anni fa ormai, era
l'estate del 2019, per avvicinarsi a questa storia, a questo
mondo mio e dei miei amici" racconta all'ANSA l'autore di 'Le
otto montagne' (Einaudi), il romanzo Premio Strega 2017 che ha
ispirato il film di Charlotte Vandermeersch e Felix Van
Groeningen, con Luca Marinelli e Alessandro Borghi, vincitore
del Premio della Giuria al Festival di Cannes.
"Piano piano accompagnare loro due in montagna, sui luoghi
del libro, dentro le case degli amici montanari, dentro le
baite, aspettare il tempo, che era il fattore fondamentale,
perché loro entrassero in queste vite... Un po' alla volta sono
arrivati, prima Luca, che è stata la grandissima scoperta per me
di questo film, e poi Alessandro. Intorno a questo nucleo
iniziale si è creato qualcosa di veramente grande, è stata una
enorme produzione. Nei momenti in cui c'era tutta la troupe
credo ci fossero 70-80 persone a Brusson, sul ghiacciaio, in
alta montagna. Cose produttivamente molto complicate". Le
scelte, spiega un'emozionato Cognetti, parlando delle riprese
del film in Valle d'Aosta, sono state "molto coraggiose: tipo di
girare tutto dal vero. La baita è veramente la baita, è fatta di
pietra, di legno. Dove la ricostruiscono ci sono veramente loro
due che mettono una pietra sopra l'altra, come nel teatro di
posa, non c'è nessuna luce artificiale, è tutto girato là dove
sembra. Tutto con la luce del sole, della notte o della luna.
Assistere a tutto questo è stato un regalo enorme".
"C'è un senso di miracolo nel vedere una cosa che nasce
piccolissima, veramente un semino, diventare questo. Mi ricordo
di me, avevo trovato un tavolo di legno nella stalla accanto
alla mia baita, ho detto 'bello questo tavolo vecchio', lo porto
fuori perché voglio scrivere su questo tavolo la mia prossima
storia. A fatica l'ho trascinato fuori nel bosco, ho preso un
quaderno e mi sono messo lì e ho iniziato a scrivere. Questo è
stato l'inizio di tutto una decina di anni fa" ricorda. "Penso
che gli scrittori - dice il Premio Strega - una o due storie le
abbiano nel cuore. Le otto montagne non è la mia autobiografia,
però raccoglie veramente tante cose fondamentali della mia vita.
Sono stato fortunato forse di iniziare a scriverla nel momento
giusto, di maturità di uno scrittore. Dopo vent'anni che
scrivevo, avvicinandomi ai quaranta ho affrontato questa storia
così centrale per me. Una serie di coincidenze si sono
incontrate in quel momento", sottolinea l'autore che quando è
uscito il libro aveva 39 anni. "Adesso si continua, il film va
avanti. Immagino, credo proprio che questo sia solo l'inizio per
il film. Penso che avrà una lunga strada davanti. Io proseguo
per la mia che è scrivere. Non è facile ricominciare a scrivere
dopo una storia così, ma l'ho già fatto. Per fortuna ho già
superato questo dopo". E spera "tanto che soprattutto restino
quei rapporti con Luca, Alessandro, Felix e Charlotte con cui si
è creato qualcosa di veramente forte, vero. Spero che resti come
regalo di questo film per gli anni a venire". (ANSA).
Paolo Cognetti, Cannes? C'è del miracolo in tutto questo
"Da un semino un'opera collettiva. Spero resti legame fra noi"