Cultura

Lello Arena: "Io e Troisi, la favola e tutta la verità"

Esce libro C'era una volta, per la prima volta la loro storia

Redazione Ansa

(di Alessandra Magliaro) (ANSA) - ROMA, 11 OTT - LELLO ARENA - 'C'ERA UNA VOLTA' (RIZZOLI PP 224 EURO 18,00) E' una storia meravigliosa tutta da raccontare, con un'aura non a caso leggendaria e così a quasi 30 anni dalla sua morte (il 4 giugno 1994 a soli 41 anni) Lello Arena con cui ha condiviso esordi ragazzini per le strade di San Giorgio a Cremano e poi il grande successo in teatro e in tv con La Smorfia negli anni '70 e con i film mitici Ricomincio da tre, No grazie il caffè mi rende nervoso, Scusate il ritardo ("fatti con una cura incredibile anche se sembrano improvvisati"), si è deciso a vuotare il sacco e a raccontare il suo legame con Massimo Troisi.
    Esce per Rizzoli 'C'era una volta', sottotitolo affatto casuale 'la fiaba un po' storta di un incontro incredibile'. Un fiume di aneddoti, tante risate ad ogni pagina perchè te li immagini vivere quelle situazioni e quindi impossibile non divertirsi leggendo le frasi dell'uno e dell'altro, sin dal primo magico incontro nel 1973 e però anche le ombre tristi di un rapporto che sul finale si era irrimediabilmente perso. Perchè proprio ora? "Ho 67 anni - dice all'ANSA Lello Arena che Troisi chiamava Rafè - mi immagino rincitrullito a 90 anni, ora sono all'inizio così ho pensato meglio farlo ora, ma è stata durissima, ho fatto ricerche per due anni, ritracciato documenti e fotografie. Era un atto necessario, per chiarezza. Racconto quello che mi ricordo io, ce ne vorrebbe un altro fatto da Enzo Decaro ad esempio. Troisi è un universo gigantesco, una persona unica, straordinaria nel senso letterale della parola, intransigente a livelli inimmaginabili".
    Nel libro Arena, che con Decaro sta preparando la mostra permanente al Pan, il Palazzo delle Arti a Napoli, fa i conti con i suoi dolori, a tutti i costi. "E' stata la scelta primaria altrimenti non avrei detto si al libro, nel momento in cui ho accettato non potevo tenere i segreti per me, dovevo raccontare la verità, anche se non ho scritto per quello e i rimpianti restano tutti".
    A dividerli fu Le vie del signore sono finite: Arena racconta la preparazione del personaggio di Orlando, minuziosa, complessa, dialettica come ogni loro cosa e lo choc della telefonata di Troisi che ci aveva ripensato e comunicava di aver deciso di dare il ruolo a Massimo Bonetti e proponeva un personaggio secondario. "Gli dico di no e a questo punto si mette in moto qualcosa di spaventoso. Sta di fatto che questo gruppo di eccellenti professionisti, questo fior fiore di geni del cinema italiano, fa arrivare una comunicazione a Massimo nella quale lo si mette in guardia sul fatto che la mia assenza nel film potrebbe creare seri problemi. Anche al film stesso. Massimo, come del resto avrei fatto anche io, reagisce malissimo ma commette un solo errore. Pensa che io faccia parte di questo gruppo di pressione, mentre la verità è che io non ne so assolutamente niente - scrive Arena -. Nei giorni successivi, provo per ben tre volte a chiamare Massimo e, non ricevendo risposta, gli lascio dei messaggi nei quali chiedo di poter parlare con lui. Senza risultato" . Fine della storia, correva l'anno 1987. Sette lunghi anni senza che uno o l'altro facessero gesti di avvicinamento in un gioco di silenzi "terribile, inutile, tragico" dice Arena che non può cancellare una storia incredibile, unica. (ANSA).
   

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