(ANSA) - PALERMO, 30 LUG - MARIA GIULIA FRANCO: CENTRALITA'
AI MARGINI (MOHICANI EDIZIONI, 122 PAGINE, 12 EURO)
L'immagine più diffusa di Palermo è quella di una città
complessa e contraddittoria. Ma proprio le sue tante dinamiche
sociali e identitarie riflettono un orizzonte fortemente
plurale. Lo rivela un'indagine di Maria Giulia Franco, semiologa
laureata all'università di Bologna, che ne ha tratto il volume
"Centralità ai margini", Mohicani edizioni.
Per la sua ricerca sul profilo identitario di Palermo e
sull'evoluzione del centro storico Maria Giulia Franco ha
mappato e scomposto la città nei suoi spazi e nelle sue
rappresentazioni, oltre che nei suoi linguaggi. E ha scelto tre
spazi simbolici e molto diversi come il cortile Cascino, il
quartiere dell'Albergheria e il Capo. Del cortile Cascino come
luogo di degrado urbano e grande povertà si è occupato negli
anni Cinquanta il sociologo Danilo Dolci, il Ghandi siciliano
protagonista di grandi lotte sociali. La disperata condizione di
vita dei suoi abitanti è stata poi raccontata da documentaristi
americani e infine da Goffredo Fofi che per qualche tempo
affiancò Dolci nelle sue denunce e andò a vivere proprio nel
cortile Cascino. L'Albergheria è un altro quartiere popolare che
attorno al mercato di Ballarò ha visto crescere una forte
presenza multietnica. Il Capo, terzo luogo simbolo
dell'indagine, è il quartiere nel quale si trova il mercato
popolare che ha acquistato una forte attrattiva turistica dopo
il declino della Vucciria.
Questi tre luoghi esprimono una grande diversità fisica e
socio-economica rispetto al resto della città che con gli ultimi
piani regolatori (quello del 1957 e quello del 1962) si è
sviluppato nel segno di un'espansione verso le aree periferiche
e verso quelle residenziali. Il centro storico ha così subito un
processo di accentuata marginalità morfologica e sociale. Maria
Giulia Franco coglie in questa realtà urbana i segni di una
"spazialità confinata" ma vi ritrova anche caratteri autonomi,
indipendenti e dinamici di grande interesse. Il Borgo,
l'Albergheria o il Capo "racchiudono - scrive - differenti forme
di vita e profili identitari, che attualizzano una coesione e
un'appartenenza a un determinato status sociale". E questo li
rende "parte integrante di quel luogo e non di un altrove, ma
sono ugualmente portatori di una diversità socioeconomica da non
poter sottovalutare".
Le differenze e le complessità di Palermo offrono così ai
luoghi simbolo del centro storico un possibile itinerario di
rinascita. (ANSA).
Libri: come cambia il centro storico di Palermo
Un'indagine della semiologa Maria Giulia Franco