(ANSA) - MILANO, 10 APR - Appena quattro anni di vita, ma
un'impronta indelebile nella storia d'Italia. Il Partito
socialista unitario (Psu), nato il 4 ottobre del 1922 su
iniziativa della corrente riformista di Turati, appena espulsa
dal Psi, è stato il movimento più avversato e temuto dal
fascismo: alle elezioni del 1924 il Pnf scriveva che il Psu era
il partito da combattere "con il massimo rigore" e infatti, nel
1925, fu il primo ad essere sciolto da Mussolini. La parabola
del partito creato dai riformisti è al centro dell'ultimo libro
della Fondazione Pietro Nenni, 'La missione impossibile. Il Psu
e la lotta al fascismo', un'acuta analisi del giornalista
dell'Agi, Fabio Florindi, su un periodo critico e non del tutto
esplorato nella sua complessità.
Il volume, pubblicato da Arcadia Edizioni (176 pp, 14 euro in
edizione cartacea, 7 in ebook), è prenotabile nelle librerie o
scaricabile (www.arcadiaedizionilibri.it).
Al riformismo socialista si doveva la creazione di
cooperative e sindacati, di tutte le opere concrete realizzate a
sostegno del proletariato. Comunisti e massimalisti predicavano
la rivoluzione che avrebbe dovuto cancellare il capitalismo e
azzerare le differenze, ma la concretezza non era il loro forte;
mentre l'obiettivo dei riformisti era lavorare quotidianamente
per un graduale miglioramento delle classi lavoratrici. Ecco
perché - sottolinea l'autore - i fascisti li temevano più di
ogni altro avversario.
Fa impressione leggere i nomi degli aderenti al Psu:
Matteotti (che ne fu il segretario fino al suo assassinio per
mano fascista), Turati, Treves, Emanuele Modigliani,
Prampolini, Buozzi, Carlo Rosselli, Pertini e Saragat. Dopo il
suo assassinio, Matteotti diventerà il simbolo della lotta
contro il fascismo e per la riconquista della libertà, e il
riformismo di Turati sarà recuperato dopo il crollo del regime e
diventerà uno dei pilastri della rinascita italiana. (ANSA).
La missione impossibile, il Psu e la lotta al fascismo
Acuta analisi del giornalista Fabio Florindi