Cultura

Addio a Giovanni Battista Sgritta, sociologo dell'inclusione

Prof emerito a Sapienza. Covid "colpo duro a società fragile"

Addio a Giovanni Battista Sgritta, sociologo dell'inclusione

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 01 MAR - Addio a Giovanni Battista Sgritta docente emerito di Sociologia all'università La Sapienza di Roma e managing editor della «International Review of Sociology», da anni si occupava del tema della povertà dell'inclusione sociale, della crisi e della discriminazioni. E' morto nella serata di ieri aveva 78 anni. Sgritta aveva dedicato una vita alla didattica e alla ricerca, con numerose ricerche dedicate agli ambiti del lavoro, della famiglia e dei giovani.
    Nato a Merano (Bolzano) il 24 giugno del 1943, aveva intrapreso la carriera accademica subito dopo la laurea in Scienze statistiche e demografiche. Professore ordinario di Sociologia dal 1993, il 17 marzo del 2015 è stato nominato "Emerito" dal Senato accademico dell'Università di Roma La Sapienza. In quell'occasione la comunità scientifica del Dipartimento di Scienze Statistiche sottolineò il riconoscimento "a coronamento d'una carriera proficua dal punto di vista sia della didattica, sia della ricerca". Autore di numerosi libri sui temi dell'inclusione sociale, della crisi e della discriminazione (tra cui "Dentro la crisi - Povertà e processi di impoverimento in tre aree metropolitane" - Franco Angeli), Sgritta è stato direttore del master Fonti, strumenti e metodi della ricerca sociale e membro della Commissione di indagine sull'esclusione sociale.
    Numerose le pubblicazioni edite in Italia e all'estero. Dopo l'inizio del lockdown, interpellato sul cambiamento delle relazioni sociali Sgritta aveva spiegato che "questa epidemia ha dato un colpo durissimo ad una socialità fragile. Pensiamo soprattutto a chi fa conto per l'assistenza, le persone senza casa, senza fissa dimora, coloro che sono affetti da malattie gravi. Oggi le difficoltà nel garantire una continuità a questo aiuto si sono moltiplicat. La speranza è che non ci sia una totale assuefazione ad un livello di vita dove non solo la sicurezza è precipitata, ma anche il livello di cura cali pericolosamente. Agire senza attendere le emergenze deve diventare la priorità: pensiamo alla telemedicina, di cui si parla dagli anni Novanta ma che concretamente non è mai diventata uno strumento di prossimità, non rimandiamo più i servizi che in situazioni come quella di oggi avrebbero sicuramente aiutato". (ANSA).
   

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