Cultura

Musica e psiche, ambiguità e risorsa

Saggio di neuroestetica del compositore Carlo Alessandro Landini

Redazione Ansa

(di Nicola Pirrone) (ANSA) - PARMA, 11 FEB - CARLO ALESSANDRO LANDINI, 'L'ORECCHIO DI PROTEO' (LIM, pp. 848 - 60 euro). Perché la mattina ci ritroviamo a canticchiare una canzone che magari non ci piace? Perché ci resta impressa una melodia dalle strane forme? Sono meccanismi della psiche che prova a decifrare un libro uscito da pochi giorni nelle librerie e negli store online per la Libreria Musicale Italiana di Lucca, editore specializzato nel campo della musicologia. Si tratta de "L'orecchio di Proteo - Saggio di neuroestetica musicale" di Carlo Alessandro Landini, compositore milanese che da alcuni anni ha scelto come residenza la quiete della collina parmense.
    Laureato in psicologia, insegnante di composizione in vari Conservatori di musica e saggista, Landini nutre da tempo un forte interesse per la cosiddetta musica "subliminale", soprattutto dopo il suo soggiorno nel 2003 a New York dove ha insegnato alla Columbia University e dove ha avuto l'opportunità di conoscere alcuni tra i massimi specialisti in questo campo.
    L'orecchio di Proteo, il primo "saggio di neuroestetica musicale" interamente italiano, è un lavoro al quale l'autore ha lavorato ininterrottamente dal 2010: ne è scaturito un volume in formato A4 di circa 900 pagine e del peso di oltre due chili che riassume lo stato dell'arte per ciò che riguarda "l'ambiguità, le trappole cognitive, le strategie decisionali" che, in campo musicale, interessano tanto la composizione che l'ascolto di musica. Questo imponente lavoro va a completare un discorso sullo studio delle reazioni psichiche al bello e al brutto della musica cominciato con il saggio su Alberto Savinio (Lo sguardo assente. Arte e autismo, Franco Angeli, 2009) e dopo quello sul al rapporto fra musica e tempo, (Misura e dismisura, Musica Practica, 2016).
    Ne 'L'orecchio di Proteo' Landini prende in esame un ampio arco temporale della musica, dal 1300 di Guillaume de Machault ai giorni nostri di Lucio Dalla e Zucchero. Per mettere su questa imponente mole di lavoro, l'autore ha tenuto una fitta corrispondenza con ricercatori italiani e russi che attualmente lavorano all'estero, citando quasi diecimila nomi. L'interesse e la passione per la psicoacustica e la neurofisiologia della percezione lo hanno portato a esaminare, tra gli altri, le analogie che intercorrono tra l'ultimo periodo compositivo di Robert Schumann, quello che precede l'esaurimento nervoso e il successivo suicidio, e la sindrome di Parkinson.
    "Sia il compositore di musica che l'ascoltatore della stessa - spiega Landini - stabiliscono istante per istante che cosa ascoltare e come ascoltarla. Il cosiddetto decision making non si applica solo all'economia ma anche alla musica. Quando il meccanismo decisionale si inceppa sorgono, come per incanto, l'ambiguità del creare e quella del sentire. Da handicap, l'ambiguità si candida a divenire, in taluni casi, una potente arma di difesa che, esattamente come i beni-rifugio in economia, è in grado di far superare all'artista le fluttuazioni imposte al mercato dai trend effimeri del gusto e delle mode. La neuroestetica musicale ci insegna ad apprezzare tutti i risvolti dell'ambiguità che, un tempo spauracchio dei semiologi, si presta ora a fungere come una preziosa risorsa per il mercato musicale". (ANSA).
   

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