Cultura

Festivalfilosofia, algoritmi e intelligenza artificiale

Necessità intervento politica per controllo e trasparenza

Redazione Ansa

(di Paolo Petroni) (ANSA) - MODENA, 19 SET - Paesi come l'Italia tra i primi, che dimostrano scarsa capacità creativa davanti ai mutamenti, anche relativamente al lavoro, delle tecnologie digitali e la loro rapida evoluzione rischiano moltissimo sul piano economico e sociale: lo afferma Stefano Zamagni, docente di economia all'università di Bologna e alla John Hopkinse presidente dell'Aiccon - Associazione italiana per la cultura cooperativa e del no profit, uno degli oltre quaranta studiosi che propongono le loro lezioni magistrali al Festivalfilsofia dedicato quest'anno al tema 'Macchine', in cui quindi il problema dell'elettronica, la robotica e l'AI - Intelligenza Artificiale, specie nel rapporto con la società e l'uomo è un po' al centro di quasi tutti gli interventi.
    Oramai da un ventennio stiamo vivendo, per Zamagni che la definisce quarta rivoluzione industriale, la rivoluzione delle diverse tecnologie convergenti e che vanno sempre più interagendo, che si sintetizzata nell'acronimo NBIC - Nanotechnolgy, Biotechnology, Information technology e Cognitive science: ''e' questa la novità rivoluzionaria, non i robot e il loro potere, ed è su questo che bisogna saper intervenire per non restare fuori o lasciare spazio a chi propone di andare oltre l'uomo con macchine super intelligenti, con le conseguenze nefaste che sono intuibili''.
    Del resto il pericolo di affidarsi al potere delle macchine è oramai evidente e Elena Esposito, docente di sociologia a Bologna e studiosa degli algoritmi produttivi che ci governano in sempre più occasioni, è chiarissima: ''I nuovi algoritmi sono troppo diversi dall'intelligenza, per non dire la sensibilità umana, tanto da risultare praticamente incomprensibili. Non si riesce davvero a comprendere più come la macchina alla fine prenda le sue decisioni e diventa invece, quindi, sempre più fondamentale prevederle queste decisioni: saperle controllare è la vera scommessa, con la necessità di trasparenza. Altrimenti accade quello cui, per esempio, assistiamo in medicina, con gli algoritmi che fanno già molte diagnosi e raramente errate, ma quando sbagliano ci sono conseguenze assolutamente drammatiche''.
    Tutto deve restare nelle mani dell'uomo è l'avvertimento, l'urgenza etica e politica, visto che bisogna programmare e intervenire con provvedimenti prima che sia troppo tardi.
    Purtroppo il nostro parlamento oggi è pieno di avvocati, imprenditori, ecc. ma privo quasi totalemente di ingegneri informatici che capiscano e sappiano intervenire, come fa notare Stefano Quintarelli, membro della commissione EU per l'AI e presidente del comitato di indirizzo dell'AgID - Agenzia per l'Italia Digitale. Il suo tema sono le informazioni che produciamo tutti continuamente e che vengono immagazzinate, utilizzate e comparate automaticamente con altre milioni di informazioni Per questo per lui è essenziale usare gli strumenti esistenti per rendersi non tracciabili. Si dice infatti non preoccupato dagli annunci che ci vengono mandati su un viaggio per il quale abbiamo fatto qualche ricerca o simili, ma per cosa potranno produrre tra trenta anni, per dire, tutte queste informazioni conservate per sempre quando gli strumenti che ci saranno non possiamo magari nemmeno immaginare quali saranno e come ricadranno sulle vite individuali dei figli di chi quelle informazioni ha generato.
    Allora, in un paese agli ultimi posti in Europa per diffusione e uso della rete anche a livello pubblico, bisogna sperare nell'operato progettuale del governo annunciato da Paola Pisan (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it