Cultura

Separate in casa, la mancata alleanza tra donne lavoratrici in casa e femministe

Il libro a cura di Beatrice Busi esamina la questione con un focus sugli anni Sessanta e Settanta

La copertina del volume di Beatrice Busi

Redazione Ansa

'Domestic work is a work'. Parte anche da questo popolare slogan ('Il lavoro domestico è lavoro'), lo studio al centro del libro 'Separate in casa', a cura di Beatrice Busi che analizza dal punto di vista storico, le motivazioni della mancata alleanza tra i movimenti femministi e le organizzazioni delle lavoratrici domestiche. Il volume approfondisce questi interrogativi attraverso un focus sugli anni Sessanta e Settanta: la stagione che in Italia ha rappresentato sia l’apice del percorso di riconoscimento del lavoro domestico e di cura come “vero” lavoro, rimasto tuttora incompleto, sia un laboratorio particolarmente vivace per le analisi femministe sull’occultamento della centralità della riproduzione nell’economia capitalistica.

Si tratta quindi di un testo sul lavoro domestico e di cura, ma anche sulle prospettive del movimento femminista italiano generalmente trascurate nella storiografia (come il femminismo sindacale, la campagna internazionale per il salario contro il lavoro domestico o il ruolo delle donne nelle associazioni cattoliche) e sui fenomeni sociali trascurati dallo stesso movimento femminista italiano (come la femminilizzazione delle migrazioni internazionali).

Ragionare sulle mancate alleanze del passato, le criticità e i punti di forza sia delle forme di organizzazione delle lavoratrici domestiche salariate sia dei discorsi e delle pratiche femministe sul rapporto tra produzione e riproduzione, può aiutarci a comprendere come riconnettere nel presente la questione politica del lavoro domestico e di cura non retribuito a quella delle condizioni delle donne native e migranti nel mercato del lavoro.

 

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