Cultura

Nobel Olga Tokarczuk, la letteratura deve unire

Parla la scrittrice polacca premiata per il 2018

Redazione Ansa

ROMA - "Credo in una letteratura che unisce la gente e ci dimostra quanto siamo simili, che ci rende consapevoli del fatto che siamo tutti uniti da fili invisibili. Che racconta la storia del mondo come se fosse un tutt'uno vivo e unificato, che si sviluppa di continuo davanti al nostro sguardo: noi ne siamo solo una piccola parte, eppure al tempo stesso siamo una parte potente". Lo ha detto Olga Tokarczuk, Premio Nobel 2018 per la Letteratura, in un incontro con i giornalisti a Dusseldorf.

La grande scrittrice polacca è stata protagonista di un'edizione eccezionale del riconoscimento dell'Accademia di Svezia che quest'anno ha premiato lei per il 2018 e Peter Handke per il 2019, dopo l'annullamento dell'assegnazione l'anno scorso per lo scandalo molestie che aveva colpito il marito di una giurata, il fotografo e regista Jean-Claude Arnault. "Le mie congratulazioni a Peter Handke per il suo premio Nobel. Sono molto contenta che veniamo tutti e due dalla stessa parte del mondo" ha sottolineato la Tokarczuk mentre crescono le polemiche per il Nobel 2019 allo scrittore austriaco, che scatena l'ira di Rushdie e delle Madri di Srebrenica che lo accusano di aver appoggiato i crimini di Slobodan Milosevic, Radovan Karadzic e Ratko Mladic e annunciano la richiesta - alla quale si unisce il Kosovo - di ritirargli il premio.

"Ho appreso la notizia del premio Nobel - ha raccontato la scrittrice polacca, 57 anni - in circostanze stranissime: ero in autostrada, in un punto imprecisato tra il qua e il là, in un luogo senza nome. Non riesco a pensare a una metafora migliore per definire il mondo in cui viviamo oggi". "Noi scrittori dobbiamo affrontare sfide ancora più improbabili, eppure la letteratura è un'arte che si muove lenta; il lungo processo della scrittura rende difficile cogliere il mondo sul fatto", ha sottolineato ancora l'autrice de 'I Vagabondi' (Bompiani), il libro con cui si è imposta all'attenzione in Italia e ha vinto, prima polacca, l'International Man Booker Prize 2018. "Mi chiedo spesso se è ancora possibile descrivere il mondo, o se siamo già troppo incapaci e disarmati davanti alla sua forma sempre più fluida, al dissolversi di punti fermi e alla scomparsa dei valori" ha concluso la Tokarczuk.

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