Cultura

Gianni Amelio, 'Campo di battaglia' contro ogni guerra

Ambientato nel 1917 gira a Udine con Borghi tra i protagonisti

Redazione Ansa

Un film contro ogni guerra, perché la guerra "è una malattia da sradicare, dalle radici inafferrabili", che attraversa e coinvolge anche oggi tutto il mondo, dal Medio Oriente all'Ucraina. E' l'idea di fondo sottesa a "Campo di battaglia", la nuova opera del regista Gianni Amelio, maestro del cinema italiano che sta terminando a Udine le riprese, svoltesi prima in diverse altre località del Friuli Venezia Giulia, che con ogni probabilità, ha annunciato, uscirà nelle sale tra un anno circa. "La guerra non è finita purtroppo - ha spiegato il regista - e quindi siamo obbligati dalla nostra coscienza a fare ancora film sulla guerra, a parlare di questa cosa assurda e tragica dell'odio tra esseri umani". Amelio, affiancato dai tre attori protagonisti, Alessandro Borghi, Federica Rossellini, Gabriel Montesi, ha illustrato nel capoluogo friulano alcuni dei motivi ispiratori dell'opera, anticipando anche qualche elemento della trama. Ambientato nel 1917, all'epoca della Grande Guerra, il film racconta l'amicizia tra due giovani, Stefano e Giulio, entrambi impegnati come medici in un ospedale militare, con visioni politiche opposte e innamorati della stessa donna, Anna. "Non è un film di guerra - ha precisato Amelio - che spesso al cinema diventa un'avventura, ma un film sulla guerra. E' un film molto emotivo, dove i tre protagonisti vivono una storia molto forte, e quindi aspettiamoci qualcosa che ci scuote nel fisico e nelle coscienze". I tre interpreti hanno raccontato il loro rapporto con i luoghi delle riprese, avvenute in sei settimane tra Udine, Gorizia, Cormons, Codroipo, Tolmezzo e Venzone, luoghi che hanno dato loro molto in termini umani e professionali. Borghi ha sottolineato di aver accolto con entusiasmo la sfida lanciatagli da Amelio, "di immergermi in parlate, culture e paesaggi diversi da quelli in cui vivo abitualmente". Soffermandosi sulla scelta delle location, operazione supportata da Fvg Film Commission, ente regionale che è parte di PromoturismoFvg, il regista ha evidenziato la sua esigenza di "assoluta autenticità". "Sono venuto a girare a Udine e negli altri centri di questa regione - ha detto - non perché sono luoghi belli e affascinanti, magari da spacciare per altri posti, ma perché lo esigeva la storia del mio film, che è parte di questa terra e appartiene alla sua gente. La scelta - ha concluso - è stata ripagata dalla gente stessa: qui le comparse erano molto di più, me l'hanno detto gli occhi delle donne di Venzone che guardavano, con autentica partecipazione, il tragico episodio dei soldati in ritirata dopo la disfatta di Caporetto".

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