Cultura

Sport e sentimenti, in un docu la Sampdoria di Mancini e Vialli

Al Tff l'opera di Paolo Mantovani "Una storia d'amore"

Redazione Ansa

26 novembre 2022 - "Sì era una storia d'amore, amore per l'altro. Non solo tra me e Vialli, ma anche verso il nostro presidente Paolo Mantovani e tra me e i sedici giocatori della squadra. C'era tanta chimica tra noi" cosi Roberto Mancini parla del documentario LA BELLA STAGIONE di Marco Ponti presentato  Fuori Concorso al Torino Film Festival nella sezione Ritratti e Paesaggi e che è stato nelle sale dal 28 novembre al 1° dicembre distribuito da 01 Distribution. E replicava Gianluca Vialli: "È una storia più che sportiva. C'erano amore, amicizia profonda e il calcio era quasi di contorno". Genova 1990, una giovane squadra, la Sampdoria di Vialli e Mancini, intraprende un'avventura epica che cambierà per sempre la storia del calcio italiano. Un'incredibile cavalcata verso il campionato italiano e sfiorando poi il trionfo nella Coppa dei Campioni dell'anno successivo, fermandosi solo di fronte al Barcellona allenato da Johan Cruijff. Ma quello che racconta questo bel documentario di Ponti è soprattutto una storia di amicizia e di un tempo "irripetibile" così lo definisce Mancini:"Intanto eravamo una squadra di tutti italiani e che non vedeva l'ora di allenarsi dopo i riposi. Ora invece si fa fatica a far scendere in campo i giocatori. Era un momento irripetibile, una magia che si creata con un presidente che ci ha coinvolti nel suo sogno. Avremmo potuto andare in altre squadre, ma non l'abbiamo fatto". "Questo progetto - diceva ancora Vialli - è nato tre anni fa quando con Marco Lanna abbiamo deciso di festeggiare lo scudetto della Sampdoria dopo trenta anni. Prima abbiamo fatto il libro, LA BELLA STAGIONE, per raccogliere fondi per l'Ospedale Gaslini , un libro che racconta di una cultura, del senso dei valori appartenenza, ma anche d'amicizia e cazzeggio". E ancora Vialli: "Noi calciatori vendiamo emozioni e ricordi, questo è il nostro business, ma siamo poi noi che viviamo tutto questo anche di più in prima persona. E questo implica botte di adrenalina. All'unicità dei risultati sportivi si univa una filosofia di vita altissima tra belle ragazze e il sole di Genova". "Spero comunque che questo film - sottolinea Mancini - possa essere utile alle nuove generazione perché racconta, al di la della vittoria, una storia d'amicizia. Ce l'abbiamo fatta per questo amore che provavamo per quella maglia, sono stati comunque i migliori anni della nostra vita". Nessun riferimento, da parte dell'attuale direttore tecnico della nazionale, sull'esclusione degli azzurri dai mondiali del Quatar. E a chi, infine, gli prospetta un riscatto nei mondiali 2026, dice solo tra i denti: "Speriamo accada di nuovo".

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