Cultura

Jafar Panahi e Mahsa Amini, il coraggio della sfida

Nel film 'Gli orsi non esistono' il regista racconta dramma Iran

Redazione Ansa

 Il vento di protesta in Iran per la morte di Mahsa Amini, la giovane arrestata dalla polizia religiosa per aver indossato l'hijab "in modo inappropriato", c'era già tutto, anche se in maniera diversa, nel film GLI ORSI NON ESISTONO (NO BEARS) di Jafar Panahi, dal 6 ottobre in sala con Academy Two e premio speciale della giuria alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia 2022.
    Così, non a caso, in questo film, abbandonate allusioni e ironie dei suoi precedenti lavori, Panahi va giù duro contro l'Iran, raccontando da una parte la voglia di fuga di chi ci vive e, dall'altra, quella di restare e combattere proprio come chi protesta oggi nelle piazze di Teheran e fa lui nel film: in una scena chiave il protagonista non attraversa il confine che lo renderebbe libero, anzi fa un passo indietro.
    In GLI ORSI NON ESISTONO così troviamo Panahi nel ruolo di se stesso, in un paesino iraniano di confine a dirigere, da remoto, un film in Turchia (ed è quello che è davvero avvenuto).
    Protagonista di quest'opera, via zoom, una coppia molto innamorata che deve scappare clandestinamente dal paese ed è in cerca di passaporti falsi. Intanto nella località iraniana dove vive Panahi, ospite di una famiglia accogliente e semplice, è in corso un'altra storia d'amore che potrebbe essere compromessa da una foto che il regista avrebbe fatto alla coppia sbagliata.
    Di fatto dopo un po' la presenza di Panahi diventa scomoda, comincia a dare fastidio ai locali, timorosi di avere problemi con il potere. E, in parallelo, anche la stessa protagonista del film (Mina Kavani) non accetta affatto il compromesso usato nella sceneggiatura per la sua fuga e si rivolge cosi pirandellianamente al regista per dirgli che non ci sta, che non è giusto fuggire.
    Quest'ultimo lavoro di Panahi è insomma un'opera senza compromessi, dura e molto esplicita, che il regista ha girato poco prima di essere imprigionato nel 2022 a causa delle sue parole a favore dell'indipendenza di un altro artista iraniano.
    L'autore di film come IL PALLONCINO BIANCO e IL CERCHIO è infatti attualmente uno dei tre registi incarcerati in Iran dal regime di Teheran insieme a Mohammad Rasoulof e Mostafa Aleahmad.
    Infine, due frasi chiave del film anche queste molto attuali sull'Iran di oggi: "Parlare non serve a risolvere le cose". E ancora: "È la nostra paura a nutrire il potere". 
   

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