Cultura

Arriva in sala La ragazza ha volato, di Wilma Labate

Su soggetto dei D'Innocenzo, una storia di violenza e solitudine

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 22 GIU - Una storia universale di violenza, solitudine e coraggio, ambientata in una Trieste algida. Arriva in sala da domani, 23 giugno, La ragazza ha volato, ultimo film di Wilma Labate, con script dei fratelli Damiano e Fabio D'Innocenzo.
    Presentata alla 78/a edizione del Festival di Venezia, in Orizzonti Extra, la pellicola racconta la storia di Nadia (Alma Noce), 14enne di periferia, che rimane incinta dopo un abuso: una ragazza solitaria e "attraente che si muove nel grigiore, con una famiglia affettuosa ma immobile nel destino della periferia, non degradata, solo difficile e sciatta", come spiega la regista.
    L'adolescente Nadia e le persone che le stanno intorno (nel cast anche Luka Zunic, Rossana Mortara, Massimo Somaglino e Livia Rossi) sembrano subire la vita nel disordine e nell'inerzia. La narrazione si concentra sui silenzi della protagonista, che dopo essere stata violentata non rivela alla famiglia quello che è successo e non si apre con nessuno.
    Silenzi sui quali, come ha affermato la regista, pesano i giudizi della società: "Sono convinta - aveva detto Labate in occasione della presentazione della pellicola a Venezia - che una storia come questa, in sfumature diverse ha toccato moltissime donne, forse addirittura nove su dieci. Ho cercato di metterci dentro anche il senso di colpa che una donna si sente dentro quando capita qualcosa del genere". La dinamica della mancanza di comunicazione verbale viene sottolineata da una narrazione che sceglie sempre di lavorare sui corpi, sulla postura e sulla gestualità abitudinaria più che sulle parole.
    Il film, una produzione produzione Tralab srl con Rai Cinema, ha segnato il ritorno di Labate al lungometraggio di fiction, dopo documentari come Monicelli: La versione di Mario, Qualcuno di noi o Arrivederci Saigon. La regista ha affermato di essere stata spinta dal desiderio "di un racconto a tutto tondo femminile. Le donne sono ancora raccontate troppo poco e a tratti in superficialità". Storie che per Labate non devono lasciare "nessuno spazio al giudizio". Perché, chiosa, "la vita è molto più contraddittoria della finzione". (ANSA).
   

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