Cultura

Daphne Scoccia, da attrice mi rivolgo alle coscienze

Apre masterclass di Alice nella città e Every Child is my child

Redazione Ansa

 Un percorso "che è anche una scuola" Così Daphne Scoccia considera il mestiere d'attrice, nel quale ha debuttato a poco più di 20 anni, nel 2016, con Fiore di Claudio Giovannesi. Un esordio che ha messo subito in luce l'intensità emotiva, la giovane interprete, protagonista nella prima masterclass in streaming (disponibile su mymovies) della serie Cultural Hope. Sono sei incontri, organizzati da Alice nella città e l'associazione creata da Anna Foglietta, Every Child is my child, con protagonisti ospiti d'eccezione per mettere al centro il tema del riscatto attraverso la cultura e l'impegno del cinema, della musica e dello sport nel diffondere messaggi fondamentali per le nuove generazioni.
E' sicuramente unico e già ricco il tragitto di Daphne Scoccia, che giovanissima si era trasferita a Roma da San Benedetto del Tronto "con l'idea di stravolgere la mia vita cominciando da zero, anche se non sapevo ancora come. Facevo la cameriera in un'osteria e un giorno a un tavolo sono arrivate sei persone, tra le quali c'erano il regista Claudio Giovannesi e la casting Chiara Polizzi. A fine servizio sono venuti da me e mi hanno chiesto se avessi mai recitato. Mi hanno parlato del film e mi hanno chiamato ai provini, dove ho trovato subito con Claudio dei punti in comune. Da lì è iniziato tutto". Il film, sull'amore fra due giovani detenuti ha debuttato a Cannes ("è stato incredibile, mi sono ritrovata a fare interviste con giornalisti di tutto il mondo") , le ha portato nel 2017, fra gli altri, la candidatura ai David di Donatello e la vittoria del Premio Guglielmo Biraghi ai Nastri d'Argento. "Non pensavo quell'esperienza bellissima mi avrebbe regalato una cosa così grande. Sono stata catapultata in questo mondo - spiega, rispondendo alle domande dei ragazzi, oltre a quelle di Fabia Bettini (Alice nella città) e la collega Anna Foglietta -. La cosa che mi piace di più è entrare nei panni di qualcuno in punta di piedi, portare al ruolo qualcosa di mio, imparare ad essere sempre più empatica. Il mio obiettivo non è l'apparenza ma cercare di aprire le coscienze delle persone su un argomento o la vita di qualcuno che magari si ritrova a vivere ai margini".
Dopo Fiore, Daphne Scoccia non si è mai fermata, regalando altre intense performance fra gli altri, in Il colpo del cane di Fulvio Risuleo con Edoardo Pesce, Palazzo di giustizia di Chiara Bellosi e Lontano lontano di Gianni Di Gregorio. Ora ha già pronti o in postproduzione almeno quattro film, dalla commedia Rido perché ti amo di e con Paolo Ruffini al francese Au sud di Lionel Baier, con Isabelle Carrè. "Arriverà anche la terza stagione di Nero a metà (la serie di Rai1, con protagonisti Claudio Amendola e Miguel Gobbo Diaz, nella quale interpreta Ottavia, madre single che si mette spesso nei guai) dove ci saranno delle novità". E' arrivata anche l'opportunità di una partecipazione a The way of the wind, il film, in fase di montaggio, di Terrence Malick, girato in parte in Italia che esplora alcuni episodi della vita di Cristo.
"Per andare avanti in questo percorso non bisogna farsi affossare dai giudizi e crederci fino alla fine - aggiunge -.
Penso servano ascolto degli altri, umiltà e unicità perché è bello distinguersi rimanendo se stessi.. in fondo sono tutte ramificazioni dell'amore".

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