Cultura

War is over, la vita che rinasce in Kurdistan iracheno

Inno a speranza in docu di Obino al debutto in Alice nella città

Redazione Ansa

 Non un documentario sulla guerra ma "un inno alla vita, alla speranza e a un modo diverso di vedere le cose". E' la maniera nella quale il regista Stefano Obino ha ideato War is over, documentario girato nel Kurdistan iracheno, dove il conflitto contro l'Isis ha lasciato più di 40 campi profughi e oltre un milione e 600 mila persone in stato di necessità, di cui la metà con meno di 18 anni. Il film non fiction,che ha debuttato in Panorama Italia ad Alice nella città, la sezione autonoma della Festa del Cinema di Roma, più che sulla devastazione, traccia un percorso nei tentativi di ritorno delle persone a ritmi sociali quotidiani, in un campo profughi (come quello del Badarash,, nel 2019), o in una città da ricostruire.
    Si passa per il ritorno da barbiere, una partita guardata tutti insieme all'aperto davanti a una tv; la pizza a domicilio mangiata nella propria tenda o una bambina che ridà i vestiti e un letto alle sue bambole. Uno sguardo che i cineasti affidano esclusivamente alle immagini e ai suoni originali, senza commenti o interviste, lasciando come guida solo il diario di una madre. Ci si trova in mezzo a uomini e donne di tutte le età, bambini e ragazzi che riscoprono il rito di un hamburger mangiato in un fast food tra amici, o che si riuniscono per ballare l'hip hop. La preghiera e la moschea liberi dalla paura o l'arte della danza che irrompe un palazzo diroccato.
    "Noi abbiamo deciso di raccontare questa energia, questa spasmodica voglia di normalità, lontano dallo storytelling mainstream, dalle solite immagini di guerra - ha spiegato il cineasta, anche coproduttore con Tania Masi e la collaborazione della Ong Aispo (Associazione Italiana per la Solidarietà tra i popoli), che ricostruisce strutture sanitarie sul territorio curdo e fornisce formazione sanitaria alla popolazione locale al fine di gestire la situazione oltre l'emergenza -.War Is Over invita lo spettatore a fermarsi, semplicemente a seguire il respiro sorprendente della vita che resiste e rinasce". (ANSA).
   

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