Cultura

L'Arminuta, una ragazzina tra modernità e mondo rurale

Applausi per storia di un rifiuto da romanzo Di Pietrantonio

Redazione Ansa

 Un gran bel film, l'unico italiano voluto da Antonio Monda in selezione ufficiale, pieno di echi, dall'Amica geniale all'estetica di Ermanno Olmi e dei fratelli Taviani, e con alle spalle il romanzo bestseller di Donatella Di Pietrantonio vincitore del Premio Campiello 2017. L'ARMINUTA di Giuseppe Bonito è un piccolo gioiello, passato oggi alla Festa di Roma e in sala dal 21 ottobre con Lucky Red, annunciato tra i 18 film tra i quali si sceglierà il 26 ottobre la pellicola italiana da designare per le nomination all'Oscar internazionale. 
Un film scarno, essenziale, con un cast eccezionale, che ci riporta indietro all'estate 1975.
Una ragazzina delicata, sensibile e bene educata di tredici anni, l'Arminuta (Sofia Fiore), ovvero in dialetto abruzzese 'la ritornata', viene restituita alla sua vera famiglia alla quale non sapeva di appartenere. E così all'improvviso passa da un ambiente borghese, benestante, a una famiglia rurale, semplice, povera e di poche parole che vive in una masseria sperduta nel nulla. Una famiglia composta da un padre severo (Fabrizio Ferracane), una madre triste (Vanessa Scalera) e tre fratelli che più diversi non potrebbero essere, tra cui la piccola e dolce Adriana (Carlotta De Leonardis) e Vincenzo (Andrea Fuorto), adolescente inquieto e di mano svelta.
Cosa succede alla giovane Arminuta è impossibile da rivelare senza fare spoiler. Ma quello che è certo è che la ragazzina, particolarmente dotata intellettualmente, dovrà adattarsi a un ambiente contadino privo di educazione e soprattutto fare i conti con la famiglia a cui era stata affidata e che a un certo punto l'ha rifiutata. "All'improvviso perde tutto ciò che aveva contraddistinto la sua vita: una casa confortevole, le amiche più care, l'affetto esclusivo riservato a chi è figlio unico - dice il regista, al terzo film dopo PULCE e FIGLI -. Si ritrova catapultata in un mondo nuovo, estraneo e rude che sembra appena sfiorato dal progresso e a dover condividere lo spazio di una casa piccola e buia con altri cinque fratelli in una dimensione a tratti ostile e promiscua. In questa storia tutto è fortemente polarizzato: la città di mare e il paese dell'entroterra, la modernità e l'arcaicità, il benessere borghese e la povertà rurale, l'italiano corretto come viene parlato alla tv e il dialetto stretto che si parla nella nuova casa. E in mezzo c'è lei, l'Arminuta, che è sempre l'una e l'altra cosa insieme, figlia di due madri e di nessuna. Alle domande che la ossessionano nessuno sembra potere o volere dare una risposta.
Perché è stata restituita? Perché proprio lei è stata data via quando è nata?".
Dice invece Vanessa Scalera, madre triste dell'Arminuta: "Come sono arrivata a fare questo personaggio? Semplice, dopo aver osservato nella realtà quelle madri che hanno nello sguardo un grumo che non esplode mai. Io ci ho fatto i conti con quegli occhi, occhi che esprimono tutto ma non parlano mai". L'ARMINUTA è una coproduzione italo svizzera: Roberto Sbarigia per Maro Film, Maurizio e Manuel Tedesco per Baires Produzioni, Javier Krause per Kaf con Rai Cinema.

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