Cultura

Washington, lotto per il diritto di vivere in Beckett

Thriller di Filomarino apre Locarno. Produce Guadagnino

Redazione Ansa

ROMA - Uomini braccati, spinti in quelli che sembrano vicoli ciechi o costretti ad affrontare per caso inimmaginabili cospirazioni: temi che molti autori e maestri del cinema si sono divertiti ad affrontare, in piccoli e grandi capolavori, da Fuggiasco di Carol Reed a I tre giorni del condor di Sydney Pollack, passando dal romanzo I trentanove scalini di John Buchan portato sul grande schermo da Alfred Hitchcock nel film Il club dei 39. Sono fra le fonti d'ispirazione, spiega il regista, per Beckett, il thriller politico Ferdinando Cito Filomarino, scelto per aprire in anteprima mondiale in Piazza Grande il Locarno Film Festival 2021 (4 - 14 agosto) e disponibile dal 13 agosto su Netflix. Il film, coprodotto da Luca Guadagnino, è la prima pellicola in inglese del cineasta milanese, pronipote di Luchino Visconti, che torna al festival 11 anni dopo il suo debutto con il corto Diarchia. Nei panni del protagonista c'è uno dei nomi emergenti di Hollywood John David Washington (BlacKkKlansman, Tenet, Malcolm & Marie): "Mi ha attirato il fatto che fosse la storia di un uomo che deve lottare per il suo diritto di vivere - spiega l'attore nelle note di produzione -. Un uomo che deve spingersi a fare la cosa giusta ed ad essere la migliore versione di se stesso, motivato dalle circostanze. E' qualcosa a cui mi relaziono. Cerco sempre di andare oltre i miei limiti per vedere cosa sono in grado di fare e di imparare quali siano le sfide da affrontare per migliorarmi". Washington nella storia è Beckett, turista americano in vacanza con la fidanzata (Alicia Vikander) nella Grecia scossa dalla crisi economica e dalle proteste sociali del 2015. Dopo un terribile incidente d'auto l'uomo si ritrova inseguito da mafia e polizia corrotta, componenti in un gioco di complotti politici. Nel cast, fra gli altri, anche Boyd Holbrook, Vicky Krieps, Daphne Alexander, Yorgos Pirpassopoulos, Panos Koronis, Olga Spyraki. Rispettando in molti aspetti la grande tradizione dei thriller su una caccia all'uomo, Filomarino ha voluto che "il pubblico si sentisse più vicino al protagonista , che non è né una spia né un poliziotto - spiega il regista, classe 1986 - ma una persona normale che attraversa una profonda crisi personale nel tentativo di capire cosa stia succedendo. Lo stesso percorso che farebbe la maggior parte di noi". La decisione di ambientare il film in Grecia è venuta sia dalla storia, immaginata per un Paese che avesse attraversato una crisi economica e dove si potesse prefigurare una cospirazione politica, sia "dalla capacità che ha avuto il popolo greco di far sentire la propria voce attraverso le proteste. Era il perfetto sfondo per Beckett, che nel corso della vicenda deve trovare il coraggio di cambiare e agire" aggiunge Filomarino. Inoltre la Grecia "è geograficamente così ricca da essere perfettamente in grado di ospitare la storia di un viaggio continuo in un perenne cambio di paesaggi", dalle montagne alla giungla metropolitana. "I grandi thriller con cui siamo cresciuti - sottolinea infine Guadagnino -, i film di Pakula, di Sydney Pollack, erano meravigliosi perché erano in grado di catturare le ansie del proprio tempo con l'energia del genere". La Grecia "era la perfetta ambientazione e ha reso in quel senso la storia più efficace".

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