Cultura

Su MioCinema, torna Apocalisse di Ciprì e Maresco

Online 'Lo zio di Brooklyn', 'Grazie Lia' e molto altro

Redazione Ansa

Chissà, forse aveva ragione Carmelo Bene dicendo che Ciprì e Maresco "hanno dato un calcio in culo al linguaggio e alla comunicazione". Di fatto rivedere oggi la loro filosofia dell'Apocalisse, in piena pandemia e all'interno di un'umanità sofferente, ha un sapore ancora più forte. Un mondo alla deriva, quello che raccontano, in uno splendido bianco e nero, privo di donne (e dunque di futuro), ruvido, dissacrante e barocco proprio come le chiese siciliane. Un'opera sporca, dark, trionfo della fisiognomica che ora si può recuperare grazie a MioCinema, che ripropone da oggi uno speciale in cui troviamo non solo Lo Zio di Brooklyn (1995), esordio cinematografico dei due registi palermitani, ma anche Grazie Lia - Breve inchiesta su Santa Rosalia con le testimonianze di alcuni fedeli e cortometraggi come Martin a Little, intervista a Martin Scorsese sulle sue origini siciliane, e Il corridore della paura con Samuel Fuller. A introdurre il tutto tre interviste a Franco Maresco, Daniele Ciprì e al direttore della fotografia Luca Bigazzi, fatte con perfetto equilibrio dal critico cinematografico Emiliano Morreale. "Avevamo fatto solo Cinico Tv, ovvero una sorta di tv in bianco e nero 'in mezzo alle macerie', e mai un lungometraggio - spiega Maresco - . Ci siamo ritrovati così con produttore Galliano Juso, quello che aveva fatto film come 'Viva la foca!', ma lui si era davvero appassionato a noi e non fece certo il moralista quando scoprì che la prima scena del film era quella che vedeva un uomo che faceva sesso a pagamento con un'asina. Anzi, per certi versi era più ortodosso di noi, perché voleva che il passaggio dei soldi fra cliente e proprietario si vedesse bene". E ancora Maresco: "È stato comunque un film allegro, auto-terapeutico, pieno di vitalità. Volevamo ridere, prendere per il culo il mondo". E poi ricorda: "Il set era blindato, non potevano entrare le donne (chissà oggi che sarebbe successo). Il fatto è che volevamo che gli attori maschi dovessero soffrire in santa pace, senza interferenze, per raccontare un'umanità votata all'estinzione, appunto senza donne e bambini". 'Lo zio di Brooklyn' non fu ammesso al Festival di Venezia perché Ciprì e Maresco pretendevano il concorso, rifiutando ogni sezione collaterale. Infine, una curiosità sul titolo: "È ispirato addirittura ad Heidegger e alla sua frase detta in un'intervista allo Spiegel 'Solo un Dio ci può salvare'. Volevamo una metafora dell'Apocalisse, un film definitivo. Chi meglio dell'apocalittico Heidegger poteva aiutarci?".

Leggi l'articolo completo su ANSA.it