Cultura

The Mauritanian, l'orrore di Guantanamo

Dalle memorie di Mohamedou Ould Slahi il film con Jodie Foster premiata ai Golden Gobes

Redazione Ansa

Tra legal drama e thriller politico THE MAURITANIAN, film del regista scozzese premio Oscar Kevin Macdonald, passato in anteprima europea nella sezione Special della 71/ma edizione del Festival di Berlino, non solo affronta un capitolo oscuro della giustizia americana dopo l'11 settembre, ma lo fa con il coraggio dell'orrore. Bisogna però aspettare circa i due terzi del film per arrivare a quelle immagini di tortura perpetrate a Guantánamo che già fecero scandalo sui giornali di tutto il mondo nel 2016. Basato sul libro di memorie più venduto del 2015, 'Guantánamo Diary' scritto da Slahi durante la prigionia, il film racconta la storia di questo pacifico cittadino mauritano, Mohamedou Ould Slahi, che viene catturato, senza troppe prove, dal governo degli Stati Uniti perché creduto coinvolto negli attacchi terroristici dell'11 settembre. Per i servizi segreti degli Stati Uniti Slahi avrebbe avuto nell'attentato alle Torri gemelle un ruolo di prim'ordine: reclutare i dirottatori che pilotarono gli aerei nel World Trade Center. Fatto sta che l'uomo trascorre diversi anni nel campo di detenzione di Guantánamo Bay senza essere né accusato né processato. Ad un certo punto con grande coraggio e sfidando vera impopolarità, l'avvocato difensore Nancy Hollander (Jodie Foster che per questo ruolo ha appena vinto il Golden Globe) riprende il caso di Slahi e si prepara ad affrontare il procuratore inviato dai militari (Benidict Cumberbatch). Quest'ultimo alla fine rivedrà del tutto le sue opinioni capendo l'enorme sbaglio che era stato fatto. Ad interpretare Slahi non poteva essere fatta scelta migliore di quella di Tahar Rahim (attore francese di origine algerina noto per il ruolo di Malik El Djebena, ne Il profeta di Audiard), capace di quella ambiguità tale da renderlo innocente o colpevole di momento in momento. Quali sono le torture che si vedono? Umiliazioni sessuali, musica ad altissimo volume, incappucciamenti, violenze sessuali, soffocamento con acqua (waterboarding) e utilizzo di cani feroci. Una curiosità. Secondo gli avvocati difensori, tutti e cinque gli uomini, accusati di cospirazione negli attacchi dell'11 settembre 2001, sono stati torturati con le tecniche ideate da Mitchell e Jessen, ora vietate. Mitchell e Jessen erano psicologi dell'aeronautica militare incaricati dalla CIA nel 2002 di mettere a punto un programma di tecniche di interrogatorio che permettesse di ottenere informazioni utili per individuare i responsabili degli attacchi negli Stati Uniti nel 2001. I due furono pagati più di 1600 dollari al giorno e nel 2005 costituirono una società privata che fornì alla CIA servizi e personale di sicurezza nella maggior parte degli interrogatori svolti dall'agenzia di intelligence nelle strutture segrete di detenzione. La società fu pagata allora più di 70 milioni di euro (81 milioni di dollari) per le sue attività prima che il contratto venisse risolto nel 2009. 
   

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