Cultura

In un corto un Rabbino intersessuale a Los Angeles

Al Tff 'In the image of God' di Bianca Rondolino

Redazione Ansa

Le vie del Signore sono davvero infinite, come fa vedere questo piccolo interessante corto, già al Torino Film Festival che si è chiuso ieri, che dimostra come si possa diventare un rispettato rabbino di Los Angeles pur essendo nato bambina. È quello che si scopre IN THE IMAGE OF GOD, lunga intervista al rabbino Levi nato nel 1957 a Long Island, New York, intersessuale come già erano nonna e bisnonna.
Appena nato, come capita quasi sempre, gli fu imposto con un intervento chirurgico il genere femminile e da allora crebbe bambina con un animo però maschile. E questo fino alla transizione sessuale e al suo successivo viaggio nella fede.
Ma quello che meraviglia di più di questa storia sono due cose: il fatto che questo fenomeno dell'intersessualità sia tutt'altro che raro (l'1,7 per cento della popolazione mondiale) e anche poi che questi bambini, che mostrano caratteri di entrambi i sessi, vengano operati, quasi subito, senza tener conto di quelle che da adolescenti saranno le loro vere inclinazioni (in genere i chirurghi optano per una conversione al femminile perché implica un'operazione più semplice).
"Nonostante l'1,7% della popolazione nasca intersessuale - ribadisce la Rondolino -, la rappresentazione di questa comunità è scarsissima, perché l'intersessualità mette radicalmente in discussione la visione binaria del genere su cui è basata la nostra società: per questo ho fatto il film".
E ancora la regista che si dichiara queer: "Ho voluto raccontare una storia che non tenta di persuadere nessuno, ma si arrende alla verità - la verità di Levi - nella sua complessità.
La storia di Levi sfida non solo le nostre convinzioni sul genere, ma anche il modo in cui il dibattito politico è impostato: tradizione contro progressismo, religione contro libertà individuale, vecchie generazioni contro quelle nuove.
Levi - sottolinea Bianca Rondolino - è un uomo erudito e profondamente religioso, nato negli anni '50, per il quale l'esplorazione della propria identità di genere è coincisa in parte con un viaggio nella propria fede. Per lui l'accettazione di sé è arrivata quando ha ritrovato persone LGTBQI+ nelle scritture e ha imparato che anche noi, come tutti gli altri, siamo stati creati a immagine e somiglianza di Dio. L'identità di genere - conclude - è la più intima delle nostre verità, e la sua autodeterminazione dovrebbe essere un diritto»

Leggi l'articolo completo su ANSA.it