Cultura

Mank, un film sulla sceneggiatura contestata di Quarto potere

Su Netflixt film di Fincher con Gary Oldman da Oscar

Redazione Ansa

 Non meraviglia troppo che dietro un film come Citizen Kane (Quarto Potere), con il suo racconto di solitudine e ricchezza, ci sia una storia vera altrettanto metafisica, estrema, con al centro un uomo pieno di fascino, talento e alcool come lo sceneggiatore Herman J. Mankiewicz.
Dall'altra parte, quasi a contraltare, un genio allora giovanissimo, Orson Welles, nel pieno del suo successo che avrebbe co-sceneggiato insieme a Mankiewicz quel capolavoro. Ma lo avrà scritto davvero? Questo l'interrogativo di MANK di David Fincher, su Netflix dal 4 dicembre, film che mentre racconta in bianco e nero (la fotografia è di Erik Messerschmidt) la Hollywood degli anni Trenta e l'America in piena crisi economica, mostra anche, allo stesso tempo, lo scatto di orgoglio di un uomo che di fronte a un'opera scritta su commissione, decide solo alla fine di volerla firmare nonostante un indispettito Welles. Da qui poi anche la beffa di un Oscar condiviso: quello appunto per la sceneggiatura a Citizen Kane (unica statuetta presa da questo capolavoro che correva per ben nove categorie e anche unico riconoscimento dell'Academy ad Orson Welles).
Ma chi era Herman J. Mankiewicz (interpretato da un Gary Oldman da Oscar)? Critico di Broadway per il New York Times e il New Yorker prima di approdare ad Hollywood nel 1926 divenendo uno degli sceneggiatori più pagati prima alla Paramount e poi alla MGM, era a fine carriera conosciuto nell'ambiente più per il suo alcolismo che per le sue capacità letterarie.
Orson Welles (Tom Burke) , invece, nel 1939, a soli 24 anni, aveva conquistato tutto il conquistabile e firmato un accordo per scrivere, dirigere e produrre un film a sua scelta con RKO Pictures. Welles puntò allora a fare un'opera ispirata al Tycoon ultra miliardario William Randolph Hearst, personaggio che Mankiewicz aveva conosciuto in più di un'occasione e poteva descrivere meglio di ogni altro.
Una scrittura comunque difficile quella di Citizen Kane, fatta a un certo punto dal solo Mankiewicz con una gamba rotta e con l'aiuto sistematico dell'alcol a sostegno della sua arte.
Ma alla fine lo scrittore che aveva inizialmente rinunciato ad ogni credito - almeno nella versione sposata da Fincher e da alcuni storici del cinema come Pauline Kael - venne inserito come co-sceneggiatore, non senza problemi.
Basti pensare che né Mankiewicz né Welles furono presenti alla cerimonia degli Oscar per ricevere la statuetta.
Da allora gli storici del cinema sono divisi: c'è chi tende a dire che Welles, che aveva come abitudine di mettere mano alle sceneggiature mille volte, lo aveva sicuramente fatto anche con Citizen Kane ed era stato cosi generoso verso Mankiewicz e chi sostiene il contrario.
È invece chiaro da che parte stia Fincher che non mostra, almeno in questo film costruito proprio come Citizen Kane tra flashback e flash forward, troppa simpatia verso Welles.
Stupenda, infine, la citazione di George Bernard Show fatta dal colto Mankiewicz su cosa sia davvero Hollywood: "È quello che Dio avrebbe costruito se avesse avuto i soldi". (ANSA).

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