Cultura

Solarino, dal tennis a Dissenso comune

L'attrice a Ortigia nella giuria lungometraggi

Redazione Ansa

  La bellezza discreta di Valeria Solarino, anche nel vestire, all'Ortigia Film Festival neppure si nota. L'attrice, silenziosa e un po' filosofa (è la materia che ha studiato all'università di Torino), al festival siciliano in qualità di giurata dei lungometraggi, si lascia andare solo un po' all'ex Convento San Francesco d'Assisi. Nessuna parola, però, da parte sua su 'Dolcissime' di Francesco Ghiaccio, una storia di adolescenti, cyberbullismo e voglia di riscatto in cui interpreta una madre, ex campionessa sportiva, che non accetta che la figlia sia diversa (fisicamente e non solo) da come l'aveva sognata.

Valeria Solarino, nata a El Morro de Barcelona in Venezuela il 4 novembre 1979, da padre siciliano e madre torinese, racconta della sua passione per il tennis, dell'impegno in Dissenso comune e anche del rapporto, professionale e privato, con il marito, il regista e sceneggiatore Giovanni Veronesi. "La mia passione per il tennis - dice - è nata leggendo un'estate la autobiografia di Andre Agassi (Open). Mi incuriosiva questo sport che è anche molto disciplina. È stato subito amore a prima vista e così ho cominciato a giocare e non ho più mollato - rivela la Solarino -. Quando non lavoro gioco anche tutti i giorni, il fatto è che il tennis è uno sport non solo atletico, ma una forma d'arte come la danza. Una cosa che evidenzia anche David Foster Wallace nel suo libro dal titolo 'Il tennis come esperienza religiosa'".

Del marito Giovanni Veronesi racconta: "Ci siamo conosciuti nel 2004 sul set di 'Che ne sarà di noi'. E devo ammettere che è molto difficile lavorare con il proprio compagno, gestire il privato. Quando stiamo insieme sul set - continua - lui non mi dirige, ne ha pudore. Io preparo così i personaggi da sola. Insomma, un meccanismo strano, perché sul set Giovanni è il capo, mentre a casa non ci sono capi". E ancora l'attrice: "Ora Giovanni, che è sempre in movimento, fa anche dei monologhi a 'Non è un Paese per giovani' su Rai Radio2. Fin qui tutto bene, ma il fatto è che i suoi monologhi alla radio li scrive la mattina prestissimo e, a volte, mi sveglia per leggermeli". La cosa che apprezza di più in un film "sono gli interpreti, forse perché guardo con l'occhio da attrice. Sono colpita soprattutto dalle trasformazioni, quando un attore che conosco diventa irriconoscibile". La cosa bella lavoro del lavoro di attrice? "È appunto lavorare, mentre il brutto è il 'non lavoro' o quando si aspetta una telefonata. Sembrerà incredibile, ma a volte all'ultima replica a teatro ti capita di pensare: e se ora nessuno mi chiama più?".

Infine sul Manifesto Dissenso comune, di cui è firmataria, sottolinea: "Con questa iniziativa è come cambiata la consapevolezza femminile. A me, per fortuna, non è capitato nulla, ma le donne devono capire che non dobbiamo mai più sottostare a nessun ricatto".

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